
Enrica Pintore durante le riprese di Vecchio Mondo a Pistoia
Firenze, 2 giugno 2021- Intraprendente, solare, Enrica Pintore è una giovane donna dello spettacolo dall'intelligenza brillante e dai valori ben radicati. L'abbiamo incontrata in Toscana -a Firenze e a Pistoia- durante le riprese del cortometraggio “Vecchio mondo”, dedicato alla tematica sociale dello scontro inter generazionale in epoca di Covid-19. Diretto dal regista Giuseppe Ferlito, il corto nasce da un'idea dell'amico e collega Roberto Farnesi con cui, tra l'altro, Enrica Pintore ha recitato anche sul set de “Il paradiso delle signore” Enrica, cosa la lega alla Toscana? La Toscana per me è la terra delle prime volte. In particolare Firenze, dove ho vissuto per quattro anni e dove ho fatto le mie prime uscite e le prime esperienze di vita indipendente. A 18 anni ho lasciato la mia Sardegna per venire a studiare lingue all'Ateneo fiorentino. Avevo bisogno di una città a misura d'uomo, a quel tempo Roma e Milano mi facevano paura. Alla Toscana e a Firenze sono legati anche i ricordi con Carlo Conti, che mi ha introdotto al mondo dello spettacolo. Nel 2003 ho partecipato a Miss Italia -di cui lui era conduttore- e lì ci siamo conosciuti. Poi nel 2009 ci siamo rincontrati sul palco de “L'Eredita”, e quei due anni al suo fianco sono stati bellissimi. Insomma, posso dire che Firenze mi abbia sempre portato bene. Ci racconti come è entrata a far parte del cast di “Vecchio Mondo” per cui, tra l'altro, ha scelto di recitare senza compenso... Roberto Farnesi ha presentato il soggetto del corto al suo mentore, il regista Giuseppe Ferlito, che ne ha scritto la sceneggiatura. Alcuni mesi fa mi hanno contattato per coinvolgermi nel progetto. Non conoscevo Ferlito, ma leggendo la sceneggiatura ho subito sposato l'idea. La cosa buffa è che io Roberto non riusciamo mai a girare insieme, né sul set della fiction della Rai né, in questo caso, nel cortometraggio, dove per altro interpreto il ruolo di sua moglie. Comunque sia, evidentemente, siamo due professionisti/amici che funzioniamo benissimo anche così. Può raccontarci qualcosa del suo personaggio in “Vecchio mondo”? Interpreto il ruolo di Cristiana, sposata con Jacopo, alias Roberto Farnesi, e sono mamma di uno dei giovani ribelli protagonisti del corto. Come genitore mi trovo a gestire una situazione spaventosa: è in atto infatti una ribellione da parte dei ragazzi che, esasperati dalla reclusione dovuta al look down, conducono un vero e proprio scontro generazionale acuito dalla pandemia. In tutto il corto, sulle varie proteste dei giovani aleggia la grande difficoltà dei genitori nel gestire teen ager che non hanno più voglia di sottostare alle regole. “Mio figlio” minorenne, per esempio, seppur senza patente scappa con la macchina, e Cristiana, angosciatissima, finirà a sua volta coinvolta in una ribellione contro il sistema che, a conti fatti, ha imprigionato i genitori in una terra di mezzo: da una parte gli anziani, bisognosi di tutela perché a rischio pandemia, dall'altra i figli frustrati dalla situazione. Il limite di sopportazione è molto sottile, ed è proprio questo risvolto psicologico attraverso cui viene presentata la tematica sociale ad avermi colpito molto. Veniamo da un anno e mezzo in cui l'unico argomento è stato il Covid-19, e temevo anche in questo caso la ripetitività. Invece la storia di “Vecchio mondo” ha diversi colpi di scena, e a parte la pandemia è lo scontro generazionale ad essere posto in primo piano. Le assomiglia il personaggio di Cristiana? Caratterialmente no, almeno di primo acchito. Ma non sono una mamma e immagino che le situazioni portate all'esasperazione provochino reazioni imprevedibili. Bisogna trovarsi a viverle per capire se davvero saremmo in grado di mantenere salde razionalità e lucidità, o se piuttosto rischieremmo di perderle per istinto di sopravvivenza o per mettere le persone care davanti a noi stessi. Anche lei è stata allieva di una scuola di recitazione, come quella diretta da Ferlito che ha partecipato alla realizzazione del cortometraggio. Come si è trovata a lavorare con la giovane troupe della Scuola di Cinema Immagina? Davvero benissimo. I ragazzi hanno dato il cento per cento e “Immagina” è una scuola di cinema a tutto tondo. Fanno, disfano e creano tutto gli allievi. Sono stata con loro una giornata intera, domenica scorsa, senza mai averci avuto a che fare prima, e devo dire che li ho trovati molto professionali. Spero che, da adulti, una volta che saranno professionisti del mestiere, rimangano così attenti e rigorosi. D'altronde Giuseppe è un grande maestro, come Roberto Farnesi mi aveva anticipato, e il grande impegno dei ragazzi rende il lavoro molto eccitante per tutti. Progetti futuri? Non posso parlarne ancora nel dettaglio per non anticipare troppo, ma sto girando la seconda serie di “Mare fuori” per Rai2, a Napoli, che mi vedrà impegnata fino a settembre. Caterina Ceccuti