
Firenze, 15 ottobre 2021 - Si preannuncia una giornata nera per il trasporto pubblico locale. E mentre in molti si preparano a prendere l’auto, i Cobas dell’Ataf lamentano lo scarso coinvolgimento nelle procedure relative al Green pass, chiedendo che l’azienda si accolli i costi dei tamponi. L’entrata in vigore, da stamani, dell’obbligo di certificato verde per accedere al posto di lavoro, fa temere ripercussioni sui servizi. Così la Regione Toscana mette le mani avanti. "In vista dell’entrata in vigore dell’obbligo dell’esibizione del Green pass – si legge nella nota diffusa ieri dalla giunta - la Regione ha organizzato un incontro con le Prefetture, la Città metropolitana, le Province e le aziende del trasporto pubblico locale su gomma e ferro, One Scarl, Trenitalia Spa, Tft e Toremar. Sono in effetti emerse potenziali criticità legate all’entrata in vigore dell’obbligo e, in base alla ricognizione fatta sentendo le varie aziende, è possibile che si possano creare disservizi che a oggi non sono completamente prevedibili". Tanti i punti potenzialmente problematici: come gestire eventuali scadenze dei Green pass durante il turno (se generati tramite tampone durano infatti solo 48 ore), in che modo sostituire chi dovesse risultare non in regola, ma soprattutto capire quanti potranno essere davvero, domani, i dipendenti senza certificato. "Insieme alle Prefetture e agli enti locali – ha spiegato l’assessore regionale ai trasporti Stefano Baccelli - abbiamo raccomandato alle aziende di effettuare una programmazione idonea a garantire il servizio prioritariamente nelle fasce di utilizzo da parte degli studenti e pendolari, segnalando la necessità di proseguire, nei prossimi giorni, il monitoraggio del possesso della certificazione verde, in modo che i dipendenti forniscano le informazioni richieste con il preavviso necessario al fine di soddisfare le predette esigenze organizzative". Sul piede di guerra intanto i Cobas dell’Ataf che hanno inviato una lettera al prefetto proprio sul Green pass. "Abbiamo ragione di credere – scrive Alessandro Nannini dell’esecutivo provinciale dei Cobas – che, anche all’interno di Ataf Gestioni, potrebbero esserci molte persone che non potranno prestare il loro servizio. Questo perché non vaccinati e impossibilitati, soprattutto per un fattore economico, ad accollarsi l’onere del tampone. Da tempo abbiamo iniziato a chiedere all’azienda un confronto, risposte e informazioni, utili a limitare i disagi per gli utenti. Siamo ora a domandare un intervento del prefetto affinché solleciti Ataf Gestioni a farsi carico della spesa che i dipendenti non vaccinati dovranno sostenere per effettuare i tamponi". "Ci sono stati decine di incontri, durante i quali abbiamo fornito alle organizzazioni sindacali tutte le risposte richieste – spiegano da Ataf Gestioni –. In linea con le disposizioni nazionali in materia abbiamo organizzato poi i controlli, individuando le modalità di esecuzione e il personale incaricato".