Lisa Ciardi
Cronaca

L'allaccio è un diritto, ma se l'ascensore è vecchio subisce un deprezzamento. Come si calcola il valore

L'esperto spiega come procedere se uno o più condòmini decidono a posteriori di far parte degli utilizzatori dell'impianto

Un ascensore in un condominio: ecco le regole per poterlo utilizzare (foto Istock di repertorio)

Nello stabile in cui abito ormai da quindici anni è stato installato (circa otto anni fa) un ascensore. L’iniziativa è stata portata avanti a suo tempo da due soli condomini, che hanno effettuato l’intervento a proprie spese e che accedono tuttora all’ascensore con una chiave. Ora alcuni di noi sono invecchiati e altri, avendo alcuni problemi di mobilità (è il mio caso), vorrebbero chiedere il cosiddetto «allaccio». I due proprietari dell’ascensore però prendono tempo. Come dobbiamo agire?

Filippo B., Firenze

Risponde l’esperto

L’allaccio è un vostro diritto. Il criterio generale è che i condomini che «ab origine» non avevano espresso la volontà d’installare l’ascensore, mantengono a vita (anche per gli aventi causa, acquirenti o eredi) il diritto di allacciarsi all’impianto acquistandone, pro quota, la proprietà. L’allaccio è un acquisto pari ai millesimi indicati nella relativa tabella e, come tale, deve essere pagato. Su questo aspetto sono nate le più aspre diatribe che, negli anni, hanno portato anche la Suprema Corte di Cassazione a intervenire.

In sintesi, il costo deve essere parametrato al valore attuale (costo iniziale indicizzato o valore al nuovo), abbattuto di un coefficiente di svalutazione intervenuto anno dopo anno in quanto l’impianto non è più nuovo, implementato per il valore di eventuali interventi di manutenzione, conservazione o adeguamento. Il risultato va valutato poi nei millesimi dei singoli richiedenti. Informate dunque l’amministratore delle vostre intenzioni e andate avanti con la procedura, che richiederà alcune perizie tecniche.