
Pasquale Naccari
FIRENZE, 21 Aprile 2021 - «Mi volevo scusare ancora per il disagio creato ieri a tutte le persone che stavano andando a lavorare e che sono state ferme in autostrada durante la nostra manifestazione pacifica durata cinque ore. Noi ristoratori siamo fermi da 6.480 ore. Voi tutti siete tornati alla vostra vita normale". Chiede perdono e al tempo stesso rimarca la "situazione folle" che lui e i colleghi patiscono da 14 mesi. Così, con una lettera aperta ai cittadini che ieri hanno subito disagi a causa del blocco della A1, Pasquale Naccari, il carismatico leader dei ristoratori che a colpi di annunci e video social ha creato una sorta di ’esercito’ di contestato e presidente di Tni Italia, ha voluto chiedere scusa per i disagi creati.
Lui, "incensurato e datore di lavoro di 24 famiglie, oggi tutte a casa per colpa del Covid" chiede "solo di poter tornare a una minima normalità", si legge nel testo. Dunque, afferma il ristoratore, "prendetela come se aveste fatto una donazione, una donazione che ci auguriamo il karma possa restiturivi". «Oppure – prosegue – quando andrete in un ristorante, fateci presente che eravate bloccati, a causa nostra, sull’A1, e berremo insieme, a nostre spese, un limoncello, brindando alla fratellanza e alla solidarietà che ormai in questo Paese son diventate merce rara". Infatti, lamenta Naccari, "non viene ascoltato il nostro grido di disperazione, per questo siamo costretti a gesti estremi, come quello di ieri. Sempre meglio che togliersi la vita e non sarebbe la prima volta. Per colpa di questa crisi sono già centinaia gli imprenditori che se la sono tolta". Intanto però sul blocco dell’autostrada aleggiano possibili strascichi. Al vaglio della Digos, come abbiamo ricordato già ieri, ci sono i comportamenti dei manifestanti. Alcuni di loro rischiano una denuncia per blocco stradale e interruzione di pubblico servizio. I controlli sono in atto un centinaio di persone. Non tutti sono stati identificati: la priorità della polizia è stata quella di tenere sotto controllo l’ordine pubblico.