Agli immigrati scuola di Resistenza. "Ma noi vogliamo solo lavorare"

San Miniato, è bufera sul corso di 'cittadinanza globale'

Migranti (Olycom)

Migranti (Olycom)

San Miniato (Pisa), 9 ottobre 2015 - IL CORSO di storia patria rischia di andare deserto. E’ certo. Loro, i migranti, hanno altre priorità, oggi che hanno un tetto sicuro sulla testa e un pasto caldo a tavola. Devono riprendere fiato, riordinare le idee, sfruttare le opportunità che possono presentarsi. Compresa la scuola di tre mesi che il Movimento Shalom – capofila di cooperative e di misericordie – organizza per i 150 richiedenti asilo ospitati nei Comuni di Fucecchio, Cerreto Guidi, San Miniato, Montaione, Castelfranco e Montopoli. Un corso di cittadinanza globale, l’hanno definito gli organizzatori, che va dal teatro, alla musica, la sartoria, la cucina e l’informatica fino alla storia della Resistenza italiana. In cattedra, artigiani, artisti e, naturalmente, professori di storia. Ma che c’entra la lotta partigiana con l’accoglienza ai profughi? «E’ un capitolo fondamentale del Paese che li sta ospitando, le radici della nostra democrazia, è la storia di quanti lottarono per la libertà a costo della vita e senza darsi alla fuga», dicono allo Shalom, il cui fondatore don Andrea Cristiani, presentando la scuola, ha parlato di prima esperienza in Italia. Una scuola vera con tanto di classi diverse per anglofoni e francofoni.

MA LORO, i potenziali alunni, cosa ne pensano? Il giovane Alì,sfuggito in Pakistan ai talebani che volevano ucciderlo a soli 23 anni per aver denunciano un’aggressione, e arrivato qui dopo sei mesi di cammino, delle lezioni sulla guerra civile in Italia ha intenzione di farne a meno. Con lo sguardo, in un attimo di silenzio, sembra dire: «Ho già visto morire, disperarsi e lottare...». Poi spiega: «Quando sono scappato dall’orrore studiavo per diventare infermiere – racconta – Questo è quello che vorrei fare anche qui. Al corso Shalom comunque andrò, ma per approfondire informatica che sono certo mi servirà». Shah Mufti ha 24 anni e dal Bangladesh è sbarcato in Sicilia il giorno di Ferragosto: «Sono andato a scuola per dodici anni – dice –. Farò il corso di cucina, quello mi sarà utile e potrà darmi da vivere». Poi c’è Sikandar, pakistano, 50 anni, che ha lasciato moglie e figli, per sfuggire da un rivalità tra bande: «Sono un autista e mi interessa solo lavorare». Non tutti andranno a scuola, la maggior parte sì, sanno che serve per tentare di integrarsi. Ma hanno fame di normalità, più che sete di sapere.