Siena, 12 giugno 2025 – Proprio lui, che da scrittore aveva indagato l’ignoto, ha scelto da solo di varcare la porta della vita. Daniele Pieroni, 64 anni, è il primo caso in Toscana di suicidio assistito dopo l’approvazione della legge regionale. È accaduto a Chiusi, vicino Siena. Pieroni nell’agosto 2023, tramite un amico “aveva contattato il numero dell’associazione Coscioni – spiega la stessa associazione – per ricevere informazioni su come accedere alla morte volontaria assistita. Marco Cappato gli aveva fornito tutte le indicazioni necessarie, incluse le informazioni anche sulle disposizioni anticipate di trattamento, sul percorso di sedazione palliativa profonda e sul distacco dei trattamenti in corso. Daniele ha scelto il percorso previsto dalla sentenza Cappato e ha inviato la richiesta formale all’Asl Toscana Sud Est il 31 agosto”.
Dopo aver ricevuto, spiega ancora l’Associazione, lo scorso 22 aprile l’esito positivo delle verifiche previste dalla sentenza della Corte costituzionale nota come ‘Cappato-Dj Fabo’, Daniele, meno di un mese dopo, ha confermato la volontà di procedere a casa. Il 17 maggio a casa sua è stato preparato il farmaco letale, che si è autosomministrato”. Erano presenti, “su base volontaria, due dottoresse e un medico legale dell’Asl, che hanno agito con grande umanità e professionalità, come confermato da chi era presente. Accanto a Daniele, Felicetta Maltese, coordinatrice della cellula toscana dell’associazione Luca Coscioni, il suo fiduciario Leonardo Pinzi, le sue badanti e l’anziano padre. Alle 16.47 Daniele ha attivato il dispositivo a doppia pompa infusiva e alle 16.50 ha smesso di respirare, serenamente”.

“Mi aveva espresso più volte la voglia di tornare a Roma per riunirsi con la famiglia. Non vedendolo più da qualche tempo, ho pensato che avesse realizzato il suo desiderio. Invece...”. Don Antonio, il sacerdote della parrocchia di Chiusi Scalo-Santa Maria della Pace, prosegue: “È una scelta dolorosa. E per rispetto nei suoi confronti preferisco non fare commenti. Daniele l’ho conosciuto prima della pandemia, mi aveva regalato un suo libro di poesie. Era una persona colta, molto dolce”. Poeta (vincitore del premio Montale nel 2021), scrittore, giornalista, un’anima portata a indagare il mistero della vita in versi e riflessioni che lasciano un segno, era malato di Parkinson.
Nato a Pescara, una ventina di anni fa aveva lasciato la Capitale e si era immerso nella tranquillità di Chiusi. Abitava con la badante in un piccolo appartamento nella parte bassa della città. Ma la sua anima curiosa lo portava a cercare il contatto con l’esterno. Sempre. Costretto a convivere 21 ore su 24 con una cannula nello stomaco per alimentarsi, a causa di una grave disfagia, fino a che ha potuto è andato alla messa. Un rapporto, quello con la spiritualità, che Daniele ha sempre coltivato. Nella vita e nei suoi scritti. “Viste le sue condizioni mi ero offerto di andarlo a prendere per la messa, ma con gentilezza mi aveva fatto capire di voler mantenere la sua autonomia – aggiunge Don Antonio –. Pover’uomo, chissà quanto ha sofferto”.
Chiusi non ha mai lasciato solo il suo poeta, che poteva contare anche sull’aiuto della Pubblica Assistenza. “Abbiamo fatto tutto il possibile – raccontano i volontari –, lo accompagnavano alle visite, cercando di supportarlo in ogni modo. Era una persona splendida”. In quell’appartamento non lontano dalla stazione ferroviaria, Daniele ha aspettato l’ultimo treno serenamente. E ci è salito con un sorriso dolce, il suo.