REDAZIONE CRONACA

«Niente di nuovo da “Arezzo, città dei lupi”»

Alle porte di Arezzo, a Gaville, un lupo entra in un giardino e uccide un cane, l'intervento del comitato emergenza lupo

lupo

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Arezzo, 8 settembre 2025 – Niente di nuovo da “Arezzo, città dei lupi”. L'intervento del comitato emergenza lupo.

«C'è una certa soddisfazione, innegabile, quando i fatti dimostrano che avevi ragione fin

dall'inizio. Ma non sempre te lo puoi permettere: perché, sebbene la verità emerga, le

le conseguenze restano tutt'altro che piacevoli.

Vediamo allora la domanda, con qualche spunto di riflessione.

Alle porte di Arezzo, a Gaville, un lupo entra in un giardino e uccide un cane . Non riesce a

divorarlo soltanto perché le urla disperate dell'animale attirano i vicini e scatta l'allarme

perimetrale.

Ora, la casa con giardino è il sogno di molti: un piccolo angolo di serenità, dove vivere con

la famiglia, circondati dal verde, protetti da una bassa recinzione, con un cane che,

d'estate, può decidere in autonomia se stare all'aperto o in casa.

Eppure, oggi, ambientalismo e animalismo radicale hanno stabilito che non si possa più

vivere così. Devi tenere i tuoi animali rinchiusi, devi legare il cane anche quando sei

all'aperto, e se arriva il lupo… beh, devi lasciarglielo. Perché se osi difenderlo, rischi di

finire all'ospedale.

È successo molte volte.

Non è un episodio isolato, ma una realtà diffusa, molto più di quanto si crede.

Documentatevi, ma non fatelo nelle pagine patinate di chi prospera grazie ai contributi per

la “promozione del lupo”. Perché le predazioni sui cani ormai sono la regola in tutta Italia,

mentre le colonie feline vengono letteralmente decimate. E con loro, lentamente, vengono

erose le nostre libertà, le tradizioni, il nostro stesso stile di vita.

Nel Cortonese, addirittura, si invocano interventi per “salvare” giovani lupi malati di rogna.

Due aspetti meritano attenzione. Primo: la mancata gestione della specie ha creato ciò

che abbiamo definito “randagismo di Stato”. Territori saturi di Canis lupus che, oltre a

colpire cani e gatti, diventano veicoli di ogni sorta di infezione.

I nostri animali domestici sono curati e sottoposti a profilassi: vaccinazioni, trattamenti

antiparassitari, controlli veterinari. Questo riduce la trasmissione delle patologie. Ma ora ci

troviamo a convivere con lupi randagi, privi di ogni trattamento sanitario, trasformati in

vettori ambulanti di malattie. E non parliamo nemmeno delle zoonosi.

Secondo punto: la stupefacente stupidità umana. Perché di fronte alle predazioni, c'è

sempre qualcuno che recita, con aria saccente, che si tratta del “naturale ordine delle

cose”, che è “normale” che il lupo predi ovunque e comunque. Ma quando la stessa

“natura” — che, incidentalmente, non contempla né animalisti né veterinari — decide di

ridurre la popolazione dei lupi, allora improvvisamente l’uomo deve farsi carico di loro.

Il risultato? Lupi randagi destinati ai CRAS o, peggio ancora, ai cosiddetti Santuari

(SANTUARI!), che altro non sono che macchine raccogli-donazioni e fabbriche di

convenzioni. Strutture create per mantenere non tanto gli animali (che sarebbe anche

legittimo), quanto gli stessi animalisti: i nuovi “sacerdoti” dei santuari, rigorosamente “a

rimborso spese”.

Spostiamoci ora in Casentino, dove Marco Rosini, Vice Sindaco di Castel Focognano,

ha avuto il coraggio — e il buon senso — di avviare una petizione indirizzata al Prefetto di

Arezzo (auguri!) affinché faccia pressione sulla Regione Toscana (auguri, ancor di più!) per

intervenire concretamente sul problema

lupi.

Perché le predazioni, unite a situazioni di

pericolo ormai quotidiane, stanno

rendendo la vita impossibile ai cittadini del

suo comune.

Rosini non si è limitato alle parole. Ha

deciso di impegnarsi in prima persona,

tenendo aperti gli uffici comunali anche

fuori orario per consentire ai cittadini di firmare la petizione. Un gesto che non solo

dimostra senso civico, ma rivela un autentico amore per la propria comunità.

Il comitato “Emergenza Lupo – Arezzo” esprime solidarietà e pieno sostegno a questa

iniziativa: invitiamo tutti i cittadini di Castel Focognano a sostenere il proprio Vice Sindaco,

perché non ci sono alternative.

Ecco dove siamo arrivati.

Nel frattempo, il Comune di Arezzo, grande assente su tutto ciò che accade al di fuori delle

mura medicee, si concede passerelle soltanto alle rievocazioni storiche e agli eventi

gastronomici. Sul resto, silenzio assoluto.

Così, dopo le predazioni dei lupi sugli animali che popolavano il Parco di Lignano, un

luogo meraviglioso, frequentato e amato, ben due assessorati hanno candidamente

dichiarato di “non sapere come difendere gli animali dai lupi” (sì, avete letto bene) e hanno

deciso che non vogliono più vederne nei recinti.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un parco in abbandono, privato di ciò che lo rendeva

vivo, simbolico e identitario. E tutto questo in nome di un animalismo ideologico che,

mescolato all’inefficienza amministrativa, diventa una miscela esplosiva capace di

produrre danni enormi e irreversibili.

Ma la popolazione locale non intende arrendersi. È nata così l’associazione “Uniti

per Lignano”, fondata dall’Avvocato Sonia Rosini, Vice Presidente del nostro

comitato. Obiettivo: ottenere il recupero del parco, il ripristino delle sue bellezze, lo

sviluppo del territorio. A vantaggio della popolazione, non del cosiddetto rewilding radicale,

che cancella tradizioni, opportunità e persino la sicurezza.

L'appello del Vice Sindaco di Castel Focognano,

Marco Rosini.

Una nota di colore. Durante la redazione di

questo comunicato siamo stati piacevolmente

interrotti dalla chiamata di un nostro amico

pastore friulano, Massimo Verbitz: una figura

leggendaria nella difesa del mondo rurale, un

combattente vero, che non ha esitato a sfidare

anche la cosiddetta “mafia dei pascoli”.

Massimo incarna l'unione fra la dolcezza dei

territori curati dai pascoli e la ruvidità delle

Pietre delle Alpi. Fu lui, per primo, a contattarci

nel gennaio 2023, appena nata la nostra

associazione, per condividere con noi quel

patrimonio umano che da oltre un decennio

combattere contro la distruzione del mondo

rurale e della pastorizia estensiva.

Allora ci mostrerò che non eravamo soli in

questo degrado. Oggi ci ha chiamato dal

Monte Tamaro, nel Canton Ticino, dove lavora

in un alpeggio. E ancora una volta ci ha aperto gli occhi.

La Svizzera ci insegna molto, anche in campo ambientale. Da un anno ne abbiamo avviato uno

progetto di difesa proattiva nella gestione del lupo, esattamente l'opposto delle folli

iniziative mangia-fondi che i “lupisti” vendono nelle nostre regioni. Lì il lupo è tutelato, sì, ma

in numeri contingentati, con densità non paragonabili alle italiane (pensate: nella sola

provincia di Arezzo probabilmente ci sono più lupi che in tutta la Svizzera).

Questo per proteggere allevamenti, pastorizia e sicurezza delle persone.

E i risultati parlano chiaro: in un anno si è registrato un calo drastico delle predazioni, della

presenza lupi nei centri abitati, delle aggressioni a persone e animali domestici.

Certo, la saturazione dei nostri territori spinge i lupi verso il Ticino, aggravando lì gli

attacchi. Ma dopo l'ultimo episodio, il governo federale ha aumentato i risarcimenti agli

allevatori, che in Svizzera, diversamente dall'Italia, sono considerati una risorsa preziosa,

parte integrante dell'identità nazionale.

E Massimo ci racconta che nel suo alpeggio due guardie forestali sono state poste in

appostamento per abbattere i lupi problematici.

Semplice, diretto, risolutivo.

Questa è l'unica difesa proattiva che funziona in tutto il mondo. Tranne che in Italia.

Se smettiamo di lasciarci incantare dalle ipertrofiche sirene dell'animalismo radicale,

gonfiato e drogato da troppo, decisamente troppo denaro pubblico, forse anche il nostro

Paese potrebbe finalmente aspirare a definirsi civile.