Dalla camorra alla ’ndrangheta. Rifiuti in Toscana, il business passato di mano

Negli anni Novanta il patto tra imprenditori toscani e Casalesi. Poi al clan campano si è sostituita la cosca Gallace

Un incontro tra sospetti affiliati nel cuore di Firenze

Un incontro tra sospetti affiliati nel cuore di Firenze

Firenze, 22 aprile 2021 - Toscana da ‘semplice’ terra di business dei rifiuti tossici – raccolti, stoccati e inviati in modo clandestino e fuorilegge nelle discariche ‘autorizzate’ in Campania – a Terra dei Fuochi. L’inchiesta della Dda di Firenze ha dimostrato che rifiuti pericolosi sono sversati pure qui.

Che è anche la Toscana ex ‘isola felice’ a essere avvelenata: c’è stata infatti una mutazione genetica nelle infiltrazioni mafiose. Un passaggio di mano: dalla camorra dei Casalesi alla ‘ndrangheta della cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro), comune di 4.422 anime sciolto per mafia.

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Se tanto dà tanto, la ’ndrangheta ha moltiplicato questi guadagni. Si è infiltrata nel tessuto. Ed elimina il materiale nella regione. «Gli affari con la monnezza si fanno ora con la ’ndrangheta, non più con i casalesi messi all’angolo da magistrati, dichiarazioni dei pentiti, molte loro discariche sequestrate", spiega Renato Scalia, consulente della commissione parlamentare antimafia.

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Molti sono rimasti stupiti. Eppure le compromissioni sono documentate ed è lunga la storia del traffico di veleni smaltiti dalle aziende della regione. Da anni fioccavano notizie allarmanti. Il 14 novembre 2018 Scalia diceva alla Commissione d’inchiesta regionale sui rifiuti che "fino dagli anni ‘90 alcuni imprenditori toscani hanno trovato un accordo coi Casalesi per smaltire illecitamente i rifiuti" a prezzi concorrenziali.

Documento-chiave la memoria della Dda napoletana (3.200 pagine) che aveva mandato la sbarra il gotha dei casalesi, anni 2016-2017, per fatti risalenti ai primi anni duemila. «Dottò ma quale droga  La monnezza! la monnezza è oro!", raccontava ai magistrati campani Nunzio Perrella al processo a 31 esponenti del clan.

Spiegava: "La strada più redditizia? Far transitare decine di tir stracolmi di rifiuti tossici in centri di stoccaggio in Toscana e in Umbria dove il materiale destinato alle discariche in Campania – riclassificato in modo fraudolento – diventava ‘non pericoloso’. Non è stato l’unico a parlare di Toscana & Rifiuti , Perrella. Gaetano Vassallo, per vent’anni uno stratega dello smaltimento rifiuti tra Napoli e Caserta, alla fine pentito sotto protezione, rivelava: "Abbiamo scaricato tutti i fanghi della conceria di Santa Croce sull’Arno...Il clan aveva una base in Toscana. Il primo del mese andavo in Toscana a incassare da 700 a 900 milioni di lire. Meglio di un bancomat". Un altro parlò di rifiuti speciali da Santa Croce, da Firenze, Prato, Lucca (il pulper? ndc) e dalla zona di Viareggio.

Oggi, il keu, scarto di conceria, è finito sotto le strade dell’empolese, nei cantieri dell’aretino e nel sottofondo dell’aeroporto di Pisa. Un business che coinvolge personaggi in odore di clan, e che in un colpo solo invischia imprenditoria e politica. Mentre le indagini dei carabinieri proseguono: i veleni potrebbero essere stati seppelliti ovunque.