OLGA MUGNAINI
Cronaca

Marco Casamonti: “I giovani sono la risorsa, la mia idea di architettura mette la persona al centro”

L’architetto di livello mondiale: “All’estero trovo energia e dinamicità. Ci chiamano Vecchio Continente? Un motivo c’è”

Marco Casamonti nello stadio di Tirana, che ha progettato

Marco Casamonti nello stadio di Tirana, che ha progettato

Firenze, 7 gennaio 2024 – Per l’architetto Marco Casamonti l’anno si chiude e si apre con un ponte, che oltre ad essere un simbolo d’unione è uno straordinario progetto realizzato nell’isola di Phu Quoc in Vietnam: è il Kiss Bridge, il ponte sospeso che non va da nessuna parte, perché è interrotto al centro. Ma le due rampe sono abbastanza vicine per darsi un bacio, o stringersi la mano.

Architetto Casamonti, cosa ci lascia il 2023?

"E’ stato un anno difficile, che ci lascia in mezzo a conflitti che dovrebbero risultare inconcepibili nel terzo millennio, viceversa sono il triste specchio della realtà di oggi. L’augurio è che il 2024 porti via velocemente quello che il Papa e il presidente Mattarella hanno chiamato la terza guerra mondiale a pezzi. Tutto il resto viene dopo".

Lei è fiorentino, ma da decenni lavora in tutto il mondo. Cosa porta a casa dai tanti luoghi in cui si realizzano le sue opere?

"Energia e dinamicità. Pur in mezzo alle mille contraddizioni che caratterizzano i diversi contesti socio culturali nei quali lavoriamo, la propensione al cambiamento e al rinnovamento di molti Paesi, specie nel sud est asiatico, costituisce un elemento positivo a cui guardare con attenzione. Per certi versi l’appellativo di Vecchio Continente ce lo meritiamo anche se la nostra staticità, quando è frutto di riflessioni attente, non va interpretata in senso negativo".

Cosa dovremmo ripensare?

"Al concetto che costruire non significa necessariamente speculare e che l’architettura è l’arte che ci consente di realizzare lo spazio in cui abitare e vivere insieme. Inoltre dobbiamo prendere coscienza che siamo un Paese che sta invecchiando, a crescita demografica negativa, pertanto dobbiamo diventare un Paese che sa accogliere i giovani, non costringendoli ad andare all’estero per trovare lavoro e migliori condizioni di vita".

Quindi, gli immigrati ci salveranno?

"Non dobbiamo mai dimenticare che siamo stati un popolo di emigranti. Accolti ovunque e insediati come comunità dall’Australia al Sud America, pertanto anche noi dovremmo guardare con favore, compassione e rispetto a coloro che ora compiono il nostro stesso percorso alla ricerca del proprio benessere".

L’architettura come può aiutare a migliorare il mondo?

"L’architettura è la disciplina che concorre maggiormente a immaginare e realizzare i luoghi nei quali viviamo, pertanto si assume, come tale, oneri e onori della qualità del paesaggio urbano e naturale che ci circonda".

E come si fa?

"Con la presa di coscienza della parola rispetto: per le persone, per il territorio, per la natura, per gli edifici. L’artista e scrittore William Morris alla fine dell’Ottocento sosteneva che l’architettura rappresenta l’insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, invista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto. Quindi occorre prendersi cura, con attenzione, diligenza e senza alcuna reticenza, di questo immenso patrimonio".

Lei parlava di rispetto. Ma quanto abbiamo sbagliato a costruire? La recente alluvione in Toscana cosa ci insegna?

"Il dissesto idrogeologico e la mancata manutenzione del paesaggio che ha causato le conseguenze oggi conosciute ci ha fatto ricordare che a ogni azione corrisponde una reazione. Non possiamo immaginare di impedire alla natura di svolgere il suo corso, mentre noi abbiamo spesso costruito senza rispetto e comprensione per l’ambiente. E quando sfidi la natura lei è vincente, a volte in modo aggressivo e doloroso".

Lei sta progettando in Toscana la riqualificazione di un borgo antico vicino Cavriglia ad Arezzo. Potremo fare a meno delle città?

"Il Covid ci ha lasciato una straordinaria lezione di vita. Abbiamo capito che possiamo lavorare e studiare anche da casa. Certo, le persone si devono incontrare, ma non è sempre necessario e produttivo stare in ufficio otto ore al giorno. Molti lavori si possono svolgere da remoto e non serve muoversi e inquinare continuativamente. Attraverso le infrastrutture digitali possiamo avere l’opportunità di svolgere le attività anche in luoghi fuori dalle città, dove per molti aspetti la qualità della vita è migliore" .

Che cosa prevede il progetto? "A Castelnuovo d’Avane vicino Cavriglia, il nostro studio, Archea Associati, insieme a GPA ha vinto un bando per la realizzazione di un progetto destinatario di 20 milioni di euro del Pnrr. E’ uno dei tanti borghi della nostra meravigliosa Toscana che potrebbe diventare un modello per altre realtà. Deturpato da una vecchia cava di lignite, trasformata oggi in un bellissimo lago, verrà riqualificato da un punto di vista architettonico e ambientale, con l’intenzione di ricostruire un habitat straordinario incentrato sui tempi lenti, sull‘importanza della riflessione, un luogo dove coniugare artigianato, attività intellettuali e artistiche".

Lei che ne ha costruiti diversi di stadi, il 2024 porterà una svolta per il nuovo di Franchi? "Ormai a breve inizieranno i lavori ma ritengo ragionevole, intelligente e necessario trovare la soluzione tecnico economica affinché si possa giocare a Firenze durante i lavori di ristrutturazione senza costringere i tifosi e la squadra a trasferte faticose e antiecologiche".