"Ondeggiava tutto, poi ho visto il furgone del Basko inchiodare e 3 auto volare giù"

Racconti choc dei sopravvissuti all'inferno del ponte Morandi

Il camion in bilico sul baratro dopo il crollo del ponte Morandi (Lapresse)

Il camion in bilico sul baratro dopo il crollo del ponte Morandi (Lapresse)

Genova, 16 agosto 2018 - "Non era il mio momento”. Marco Biso, 53 anni, imprenditore artigiano di Ameglia (Spezia), titolare della Arredobar di Vico Pisano, il “suo momento” lo ha mancato per una manciata di secondi: ha visto il furgone del Basko inchiodare e le ultime tre macchine volare giù. “Tornavo da Novara, ero ripartito verso le 10,15, andavo a Sarzana per altri lavori.

Arrivo a Genova, un tempo terribile, ma penso che in un”ora sono a casa e tiro dritto, imbocco il ponte faccio il curvone e rallento perchè c’è un incolonnamento allo svincolo. Improvvisamente il ponte era sparito - racconta - ha cominciato a ondeggiare tutto, destra sinistra destra sinistra. Pioveva a dirotto, era tutto annebbiato, una scena da day after. Abbiamo comiciato a muoverci in retromarcia poi la situazione si è ingarbugliata e ci siamo ritrovati bloccati. Ho visto Luigi, il camionista del Basko, scendere e cominciare a correre indietro, ho preso al volo le chiavi, il portafoglio, l’ombrello e sono sceso”.

Il suo furgone bianco è ancora lì incastrato tra le auto. “Devo tornare su, assolutamente - dice - nel camion c’è tutto, anche i documenti. Devo tornare a prenderli. In qualche modo...” Ora che l’apocalisse del ponte Morandi l’ha scampata deve continuare a lavorare Marco Biso, facendo spazio tra i ricordi angoscianti di quei momenti. “Ci siamo ritrovati tutti, saremo stati un centinaio, sotto la galleria - continua a raccontare - c’era Luigi, del Basko, sotto choc: l’auto che lo affiancava, quando l’autista ha visto il ponte sparire, ha sterzato e lui se l’è trovata davanti. Ha inchiodato e questo lo ha salvato: l’ha vista precipitare. D’istinto ha tirato il freno a mano ed è sceso di corsa. Il camion è rimasto lì, in moto, con i tergicristalli in movimento e le luci accese finché non si è scaricata la batteria. Salvatore è ancora più miracolato, se così si può dire. E’ di Salerno, stava andando da sua zia ad Andorra, era sulla corsia opposta ma ci siamo trovati tutti insieme: ha superato quel pezzo di ponte una frazione di secondo prima che crollasse. All’improvviso ha sentito un rumore: la carreggiata si è spezzata proprio nel momento in cui lui passava e qualcosa gli ha tranciato i pneumatici delle ruote posteriori. Ha guardato dallo specchietto retrovisore e ha visto che il ponte non c’era più”. Come sei uscito da quell’inferno? “Dopo qualche ora sono venuti a prenderci con un pullman, noi che avevamo i mezzi troppo avanti per poterli raggiungere: avevano paura che crollasse tutto, e da come ondeggiava prima poteva succedere davvero. In quei momenti qualcuno è andato un po’ fuori, ha cominciato a lamentarsi all’una perchė non ci avevano portato niente da mangiare, ma ti rendi conto: sotto quel ponte c’era un macello, noi eravamo salvi e si lamentavano. Molti sono stati portati da qualche parte, una caserma, un centro, non so. Lì, sull’autostrada, siamo rimasti in 27: Luigi, Salvatore, una giovane coppia di turisti, Giorgia e Maurizio... Volevamo recuperare i nostri mezzi. Alla fine, verso le 16,30 è arrivato un altro bus, di linea e in sei o sette ci siamo fatti portare alla stazione di Brignole e siamo tornati a casa. Posso raccontarla. Ma ora devo lavorare: vado a recuperare i miei documenti” --