Gaiole in Chianti e il suo sogno: ridare vita a un vino di oltre 2300 anni

Nel territorio sono stati ritrovati quattromilacinquecento vinaccioli che risalgono al 300 avanti Cristo

Il sogno di Gaiole in Chianti, ridare vita a vino di 2300 anni

Il sogno di Gaiole in Chianti, ridare vita a vino di 2300 anni

Gaiole in Chianti (Siena), 10 giugno 2023. - Il passato del Chianti ritorna….. in un vino: questa è l'idea del Comune di Gaiole in Chianti, che intende ridare nuova vita a una bevanda risalente ad oltre 2300 anni fa.

Nel territorio del municipio infatti sono stati ritrovati quattromilacinquecento vinaccioli, che risalgono al 300 avanti Cristo, in due pozzi nell'area di Cetamura.

La cosa incredibile è che i loro acini si sono ben conservati nell'acqua presente nei pozzi, "per cui sarebbe possibile studiare e ricostruire il loro codice genetico", ha affermato il sindaco di Gaiole in Chianti Michele Pescini. Proprio lui ha fissato come obiettivo il tentativo di replicare e ri-coltivare questi chicchi d'uva e produrre così l'antico vino che, se il progetto andasse in porto, non sarebbe mai sintetico. 

Tra i vinaccioli è stata riscontrata anche dell'uva bianca. Questo fatto però non è straordinario ma coerente con la formula del 1872 che il Barone Bettino Ricasoli dette per il Chianti (al tempo non esisteva la divisione tra la denominazione Chianti e quella del Chianti classico, ndr): 70% di uve rosse Sangiovese; 30% diviso tra Canaiolo ed uve bianche Malvasia o Trebbiano. La scoperta dei vinaccioli tra l'altro è molto importante anche da un punto di vista storico ed offre grandi prospettive di ricerca sulla storia della viticoltura etrusca e romana nell'area che ora rientra nel disciplinare del Chianti classico.

La storia del vino nella zona si lega al periodo medievale, tant'è che il Gallo Nero - simbolo del Consorzio del vino Chianti classico- è il protagonista di una leggenda che spiega come le repubbliche di Siena e di Firenze abbiamo stabilito i confini dell'area dopo anni di guerra e di dispute.

Questi chicchi di uva - attualmente ospitati nella mostra "Cetamura 50. Materiali, persone, ricordi" ( visitabile fino al 15 settembre al museo civico "Alle origini del Chianti" di Gaiole in Chianti) - ci ricordano però come già un millennio prima ci fosse una produzione vitivinicola nell'area.

"La scoperta fatta è sensazionale - ha continuato Pescini - . Se riscrive la nostra storia? Non esiste una storia che non possa essere scritta due volte, anche se non si cancella la leggenda del Gallo Nero". Oggi tra l'altro, in una conferenza scientifica ospitata allo stesso museo "Alle origini del Chianti", un team dell'Università di York, che sta studiando i vinaccioli è chiamato a fare ulteriore chiarezza sui reperti, sul loro Dna e sulla varietà d'uva che veniva coltivata nella zona nel periodo dell'Antichità.