
Il Museo Marino Marini di Corso Fedi chiuso ormai da anni (Acerboni/FotoCastellani)
Pistoia, 29 ottobre 2023 – Tutto sbagliato, tutto da rifare. Ancora una volta. A quarant’anni dalla sua nascita, la Fondazione Marini, ente nato per valorizzare il patrimonio del maestro su volontà della vedova di Marino, Mercedes Pedrazzini, incassa il verdetto: commissariata, atto finale di un percorso che definire travagliato è generoso. A metterci la firma il prefetto di Pistoia, Licia Donatella Messina, rilevando irregolarità nella gestione della stessa e affidando così al neo incaricato commissario, l’ex prefetto di Torino Raffaele Ruberto, il compito di sanarle. Ma come si è arrivati fin qui? Di indizi sul fatto che l’epilogo potesse essere "nel sangue" ce ne sono diversi da anni. Tutto mosso da una volontà mai negata, assecondare il principio "Firenze-centrico", trasferendo cioè le opere oggi a Pistoia (di proprietà della Fondazione) negli spazi espositivi di San Pancrazio nel capoluogo toscano. Fine 2019, primi campanelli d’allarme. Il cda delibera una sospensione delle attività nella sede pistoiese. Chiusura del museo di Corso Fedi e trasloco delle opere? Forse sì, per via delle carenze strutturali dell’edificio. O forse no. A una manciata di settimane le prime evidenze. Piovono licenziamenti, via due dipendenti della sede pistoiese. Marzo, il portone del museo si chiude definitivamente. In seno a queste vicende nasce un comitato. "Nessuno tocchi Marino", si chiama. Nel frattempo la Soprintendenza pone un vincolo di pertinenza che lega le opere di Marini alla sede museale del Tau, a Pistoia. La Fondazione invoca il Tar contestando quel provvedimento.
Ma il vincolo, dice il Tribunale Amministrativo, c’è ed è indissolubile. Partita finita? Macché. L’ente fiorentino non si arrende, si appella stavolta al Consiglio di Stato che nel maggio 2023, ennesimo colpo di scena, quel vincolo lo annulla. "Deciso: a ottobre trasferiamo le opere", tuonano da Firenze. La soprintendente Ranaldi si oppone, il notaio Marrese, espressione di Banca Intesa nel cda, si appella al prefetto e stilando un elenco di irregolarità commesse sotto la presidenza Carnacini chiede il commissariamento. Altro fronte, altra guerra: lo statuto. Nel dicembre 2021 dopo una riunione a Firenze, si delibera per una modifica a quel documento e si decide per l’estromissione della componente pistoiese dal cda, assente essa stessa a quella seduta (sindaco di Pistoia, Soprintendente e rappresentante Banca Intesa). Di nuovo torna in scena il notaio Marrese, da sempre in prima linea: impugna quella delibera e propone un ricorso (in attesa di pronunciamento) ritenendo la ricostituzione del cda una grave violazione dello statuto.
Capitolo tre, il futuro. Che fare col patrimonio del maestro, segregato in un edificio non a norma che non si può (o vuole?) ristrutturare? Ci sono i fondi del Pnrr, c’è l’ex convento di San Lorenzo ed è lì, dice il sindaco di Pistoia, che nascerà il nuovo museo Marini. In questa fase scende in campo la Fondazione Caript:, propone di ospitare le opere nei suoi musei fintanto che il nuovo museo non sarà pronto. E infine ecco ottobre 2023, l’ennesima pagina bianca per la Fondazione Marini. Quali saranno le mosse del commissario è prematuro anche solo immaginarlo, anche se un auspicio è d’obbligo: che il patrimonio del maestro torni finalmente tra la gente, quella che lo ha amato davvero.