Cristiano De André ha scelto per questa stagione di concerti di portare in giro per l’Italia il “De André Canta De André Best Of Estate 2025”, che farà tappa in Toscana il 6 agosto alla Fortezza di Mont’Alfonso di Castelnuovo di Garfagnana (per “Mont’Alfonso sotto le stelle“) e l’11 settembre in piazza del Cavalieri a Pisa (“Pisa Summer Kinghts“). Cristiano porterà sul palco il meglio del repertorio già affrontato nel progetto live e discografico “De André Canta De André”. Ne parliamo con il protagonista.
Ma come si fa a scegliere “il meglio“ di Fabrizio De André? "E’ vero, è impossibile. Ma ho deciso mettere in scaletta non più di 25 brani, che vogliono dire circa due ore e quaranta minuti di spettacolo, scegliendo tra i titoli più rappresentativi e tra quelli con gli arrangiamenti secondo me meglio riusciti".
In rete da anni c’è il video da brividi di “Crêuza de mä“ suonata con Mauro Pagani in un Porto Antico di Genova deserto, per un programma di Fabio Fazio nel decimo anniversario della scomparsa di Fabrizio... "Da quel passaggio in realtà è partito tutto. Era il 2009 e, dopo un periodo per me molto difficile, ho trovato finalmente il coraggio di iniziare un progetto che mio padre stesso mi aveva chiesto di realizzare, dopo che negli ultimi suoi due tour e in “Anime salve“ avevo curato diversi arrangiamenti delle sue composizioni".
Nel pubblico dei suoi concerti si vedono anche giovani. Sono solo figli di vecchi fan o no? "In gran parte sì. In più quelli che i testi e le poesie di mio padre, le hanno studiate a scuola. L’arte è atemporale: la musica, come la pittura o la letteratura, vale per tutte le generazioni. E mio padre ha dato e continua a dare molte risposte a quelle domande esistenziali che spesso i più giovani si pongono".
Come vede il rapporto oggi tra i più giovani e la musica? "Credo che ci siano tanti bravi ragazzi che hanno voglia di fare, di esprimere le proprie emozioni e quello che sentono dentro. Il problema è che la musica è caduta troppo in basso, per colpa di tanti discografici e manager che hanno imposto stili e parole, impedendo ai ragazzi di creare qualcosa di proprio".
Insomma oggi un Fabrizio De André non potrebbe nascere? "Assolutamente no".
Ma c’è qualche artista giovane che le piace o che ascolta? "Non trovo niente di particolarmente interessante in giro. Io sono cresciuto con mio padre, con De Gregori. Quei testi non si scrivono più".
Quindi vede un futuro nero? "Dobbiamo sperare nel futuro. E’ che negli ultimi quarant’anni arte e cultura in Italia sono praticamente scomparse. Ci vorranno almeno quindici/vent’anni, se ripartiamo oggi, per tornare a livelli almeno buoni".
Ha in cantiere anche qualche progetto solista originale? "Sì. Sto scrivendo un album di nuove canzoni e spero di terminarlo entro la fine dell’anno. Il mio desiderio, se Carlo Conti volesse, sarebbe presentarlo al Festival di Sanremo".
Paolo Ceragioli