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Arezzo, 3 settembre 2025 – Firmato l'accordo per il “Distretto rurale castanicolo regionale”: c'è anche il Casentino grazie all'Unione dei Comuni.
Numeri e prospettive dell'albero del pane casentinese
E' stato firmato ieri a Firenze, nella sede della presidenza della Regione Toscana, l'accordo che sancisce la costituzione del “Distretto rurale castanicolo toscano”. Erano presenti per il Casentino l'Assessora dell'Unione con delega al servizio foreste e Sindaca di Talla, Beatrice Brezzi e Fabio Ciabatti, responsabile e tecnico del servizio stesso.
La cerimonia di firma ha visto la partecipazione della vicepresidente e assessora all'agricoltura della Regione, insieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni castanicole, delle organizzazioni agricole e del mondo cooperativo.
Il distretto castanicolo regionale è uno strumento di aggregazione, per tutelare e valorizzare l'identità storica, culturale e agricola legata alla castanicoltura.
Il territorio del distretto è stato individuato sulla base dell'Inventario forestale toscano, integrato con i dati del sistema informativo ARTEA e ricomprende il territorio di 173 comuni distribuiti su tutta la regione. Di questi, il 98% della superficie castanicola del distretto ricade nel territorio della Toscana diffusa.
ANCI Toscana è stata individuata come soggetto referente, con il supporto operativo dei GAL (Gruppi di azione locali).
Il Casentino cosa porta dentro il distretto e quali sono le sfide future?
Gli ettari di castagneto da frutto che si trovano in Casentino sono 684 ettari – l'1,2% della superficie boscosa della nostra valle con i suoi 56.600 ettari di boschi. Si tratta di 12000 ettari di boschi di castagno di cui cedui 10000 ettari destinati alla produzione di paleria e legname da lavoro; 400 ettari da frutto; 284 ettari in abbandono.
Il tutto è riportato nel documento che l'Unione dei Comuni Montani ha redatto in memoria del compianto Alfredo Bresciani. Dal documento “Il quadro della castanicoltura da frutto in Casentino” realizzato con il supporto tecnico di Fabio Ciabatti e la consulenza scientifica del professore Roberto Mercuri, si apprende che a metà dell'Ottocento la castanicoltura occupava più di due terzi del territorio montano del Casentino. Questo per capire quanto fosse importante la civiltà del castagno nella nostra valle.
Purtroppo l'abbandono delle aree montane degli ultimi 50 anni ha avuto delle conseguenze nefaste anche sui castagneti da frutto, prima albero del pane per eccellenza. A dare un altro duro colpo a questo comparto sono arrivate anche le malattie come il mal dell'inchiostro, al cancro corticale e poi il cinipide galligeno. Oggi questi boschi combattono soprattutto sul fronte dei cambiamenti climatici in atto.
"Con l'entrata del Casentino all'interno del distretto castanicolo toscano si possono affrontare in maniera coordinata e strutturata molti di questi problemi. I boschi di castagno costituiscono un quinto della nostra superficie forestale. L'unione dei Comuni in collaborazione anche con il Parco nazionale delle Foreste casentinesi, ha recuperato tanti castagneti di alto valore naturalistico, ambientale, culturale e colturale come quelli di Camaldoli, Badia Prataglia e Montalto. La sfida che si pone davanti alla nostra vallata per evitare la scomparsa della civiltà del castagno è grande e riguarda il recupero e la conservazione di cultivar storiche coltivate fin dal Medioevo in Casentino come la Raggiolana, la Pistolese, La Selvatica, e il Marrone con le varietà di Stia, Pratomagno, del Casentino ma anche le specie meno diffuse come Perella Fragonese, la Giuggiolana Tigolese, Mondistolli certamente con la firma di ieri abbiamo davati alle sfide future con maggiore ottimismo”, commenta il tecnico Fabio Ciabatti.
Il Distretto castanicoltura toscano rappresenta per il Casentino anche un'opportunità di valorizzazione partendo dalla salvaguardia del suo paesaggio e della sua cultura.
"Il distretto sarà un luogo di governance partecipata, dove si uniranno istituzioni, imprese e comunità locali per rafforzare le filiere produttive, recuperare castagneti abbandonati, custodire il patrimonio storico, culturale e ambientale che abbiamo avuto in dote. Il recupero dei nostri castagneti sarà un passaggio fondamentale e deve essere fatto attraverso la schedatura di piante madri, la raccolta delle marze e il successivo innesto. Le varietà saranno conservate presso il catalogo di Cerreta a Camaldoli che è una sezione della banca regionale Toscana del Germoplasma, che come Unione gestiamo da tempo e con soddisfazione. Con il distretto l'Unione potrà riunire tutti i soggetti che a vario titolo saranno coinvolti in questo processo di recupero e salvataggio del castagno come pianta del pane e come simbolo della nostra montagna”, commenta Beatrice Brezzi responsabile del servizio.
I prossimi passi del distretto toscano sono stati tracciati: una volta predisposto il progetto economico territoriale, il soggetto referente del distretto invierà la documentazione alla Regione Toscana che provvederà a riconoscere il distretto ea iscriverlo nel registro nazionale dei distretti del cibo. Il Casentino è pronto.