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Firenze. Vendesi Convitto della Calza, la Curia: "Non serve più"

Il compratore è stato trovato e la vendita sarà formalizzata a breve

Il Convitto della Calza

Firenze, 22 gennaio 2021 - È un pezzo di storia nel cuore della città il Convitto della Calza, convento trecentesco poi adibito a moderno centro congressi. Le monache gerosolimitane lo avevano infatti abbandonato durante l’assedio di Firenze e subentrarono i frati Gesuati, conosciuti per la lavorazione e la colorazione dei vetri dipinti, detti “pinti” per le vetrate delle chiese. L’edificio prende il nome dalla “calza”, un lungo cappuccio di panno portato dai frati che occuparono l’antico spedale dal 1529.

L’antico Convitto affonda le sue radici nel XIV secolo come Ospedale di San Giovanni Battista, destinato a pellegrini e cavalieri del Santo Sepolcro curati dalle suore gerosolimitane. Ma nel corso dei secoli il convento fu poi utilizzato come asilo di carità per fanciulli ammalati e convitto ecclesiastico per i chierici di campagna. Un luogo di pace e contemplazione ma anche di capolavori, da ammirare in questa splendida cornice trecentesca. Fin qui la storia. Ora però per questo luogo sta per aprirsi una nuova storia. La curia infatti ha deciso di metterlo in vendita.

 

Il Convitto da 16 mila metri è di proprietà dell’Arcidiocesi di Firenze, è gestito dalla società omonima annessa alla «Congregazione dei sacerdoti di Gesù salvatore», ma quel che più conta è inattivo, chiuso dall’8 marzo scorso a causa del Covid e del relativo stop dovuto al lockdown. Da una parte i costi troppo altri, dall’altra la possibilità, vagliata ma non andata a buon fine, di farne un albergo: ma il piano strutturale vigente e il regolamento urbanistico comunale non consentono l’apertura di nuovi alberghi in centro storico. Perciò, nulla di fatto. E allora l’ultima opzione era la vendita, tramite un advisor, Progenia. “Il patrimonio, in alcuni casi, è solo una fonte di costi, perché noi paghiamo le tasse e l’Imu – spiega l’Economo diocesano, Stefano Ciappelli  - Ma nell’economia della gestione dei beni della Curia, ci si libera di ciò che non serve più”.  Il compratore c’è, e la vendita sarà a breve formalizzata, nero su bianco. Quale sarà la destinazione d’uso di questo luogo? «Rimarrà quella attuale: 55% “servizi alla comunità - cioè centro congressi - e 45% ‘casa ferie’». Ma nulla ancora si sa del nome della proprietà, anche se in molti sperano non sia straniera ma fiorentina.

 

Maurizio Costanzo