In tour con i crocieristi. Firenze e Pisa mordi e fuggi, visita di tre ore e mille selfie. La cultura ad alta velocità

Ci siamo infiltrati in un gruppo di 53 persone sbarcate a Livorno per l’esperienza nell’arte toscana Estasiati per la bellezza notano anche la pulizia: "Roma è più sporca". Baci e romanticherie

Una parte dei turisti che hanno preso parte alla crociera della“Celebrity“ Msc sbarcata al porto di Livorno (Foto Novi)

Una parte dei turisti che hanno preso parte alla crociera della“Celebrity“ Msc sbarcata al porto di Livorno (Foto Novi)

Livorno, 27 aprile 2024 – “Benvenuti a Livorno, il porto della Toscana". E’ la scritta extra large impressa nella parte alta dell’hangar della Porto2000 riservato all’accoglienza dei crocieristi. "La Nazione" per un giorno ha vestito i panni dello straniero in madre patria, mimetizzandosi tra una colonia anglofona di turisti sbarcati a Livorno con la nave da crociera Constellation della Flotta Celebrity. Con i forzati delle gite ad alta velocità, della cultura mordi-e-fuggi: poco tempo per apprezzare le bellezze dell’arte, della gastronomiae dei paesaggi delle nostre terre, guidati da un accompagnatore speciale di Shore Experience/Livorno Sightseeing.

Subito salta all’occhio la fascia-cliente: benestanti a maggioranza over60, disposti a spendere pur di viaggiare in comodità. E lo dimostra l’esercito di shuttle bus e la decina di van di lusso Ncc schierati a due passi dalla banchina pronti a partire. Per dove? Firenze e Pisa, naturalmente, per una toccata e fuga con tanti selfie. Ciò che non sorprende (più), invece, è la quantità di persone che rivela di voler "rimanere a Livorno", ormai vera nicchia in espansione.

Di buon mattino ci infiltriamo in gruppo vacanze da 53 persone, tra americani, canadesi, australiani e britannici. A far loro da Virgilio, Egor – George, per gli amici –, un accompagnatore 22enne italo-russo, studente a Pisa di scienze del Turismo, da due anni a Livorno "dopo essere fuggito dalla guerra e dalla leva militare obbligatoria: il senso della vita per me è viaggiare, scoprire e trovare il mio posto nel mondo, quello in cui potrò dire di sentirmi a casa", la sua confessione. George durante il viaggio verso ‘la capitale dell’arte’ non fa che dispensare bignami e vademecum sull’italianità, tra cliché e consigli antifurto.

Non c’è niente da fare: d’impatto, veniamo ricordati per il popolo del gelato, della pizza, della pasta, per i gesticolii di mani e corpo. O peggio: "Mi raccomando, guardate sempre il totale prima di pagare. Due giorni fa una coppia di turisti ha pagato 20 euro per due gelati venduti in centro storico", l’avviso paternalistico ai naviganti. Entrati a Firenze , lungo il viale Etruria ormai noto per la tagliola del velocar, Steve dalla Florida rimane colpito da un maxi cartellone elettorale di Forza Italia, con Berlusconi che alza con Tajani le mani al cielo e la scritta: "Una Forza rassicurante al centro dell’Europa". "Non capisco, ma non era morto?", chiede alla moglie.

Tre ore e mezzo, 210 minuti, è il tempo a disposizione per il ‘walking tour’. Una corsa a perdisuole per disegnare un percorso circolare dalla basilica di Santa Maria Novella al Ponte Vecchio, poi Uffizi, Palazzo Vecchio e il Duomo. La marcia è forzata ma va a passo foto: un passo e due due selfie, tre passi e un video. Il gruppo è estasiato, a tratti imbambolato dalle meraviglie. "La Toscana? E’ storia", ammette emozionato un californiano di San Diego. "Scambiarci un bacio sul Ponte Vecchio, festeggiando 30 anni di matrimonio, ecco perché siamo qui", racconta Chris da Jacksonville (Florida), tenendo per mano la moglie.

"Molto meglio Firenze di Roma: più pulita, più bella, meno caotica, e con taxi liberi da quel che vedo", segnala l’australiano Jeff da Perth, ma questa è una felice eccezione. "Dove pranziamo? Non in un fast food vero?", chiede Martha a George, scoccato mezzogiorno. L’approdo è al ristorante (turistico) Ginori. Immancabili le tovaglie a scacchi bianchi e rossi che tanto piacciono a Hollywood quando narra il Bel Paese, fiasco di vino rosso impagliato sul tavolo e via di ravioli al ragù. C’è chi si concede una bistecca. E pure un espresso: "Niente a che vedere con Starbucks", apprezza convinto Adam dal Wisconsin.

Felici e con la pancia piena, il tour prosegue verso l’ultima tappa: Pisa. Estefanìa, portoricana residente a Orlando, non trattiene le lacrime dalla contentezza, varcata la soglia di piazza dei Miracoli. "Sin da bambina sognavo di venire a vedere la Torre: ma non credevo pendesse così tanto!", esclama col suo inglese spagnoleggiante. L’ora a disposizione sembra volar via in un minuto. Soddisfatti e col rullino foto carico di selfie e pose innaturali a voler spingere la Torre con le mani in un gioco di prospettive, i crocieristi fanno ritorno al bus.

Non prima di aver trovato combinazioni improbabili per lo spuntino di metà giornata (tipo gelato e birra), spulciato qualche mercatino, comprando compulsivamente oggettini ricordo. Imboccata la via del porto, qualcuno mormoreggia per la paura di trovar salpata la propria nave. George ci marcia sopra, parlando di "ritardi dovuti a rallentamenti burocratici per l’ingresso in porto". Poi confessa lo scherzo, scatenando l’applauso generale del gruppo vacanze. Lo stesso che noi italiani – a proposito di cliché – eseguiamo puntualmente a ogni aereo che atterra. Baci e abbracci in banchina, è tempo dei saluti, prima di salpare verso le prossima meta lungo lo Stivale delle bellezze.