Toscana zona arancione, ma solo a metà. La mappa e le regole

Non cambiano colore provincia di Prato, Alta Valdelsa, area del Cuoio. Il provvedimento restrittivo fino a sabato 17. Scoppia la polemica

Una protesta di commercianti a Scandicci (Germogli)

Una protesta di commercianti a Scandicci (Germogli)

Firenze, 10 aprile 2021 - Da lunedì 12 aprile la Toscana torna arancione, ma solo a metà. Il rosso infatti rimane fino alle 14 di sabato 17 aprile in tutta la provincia di Firenze (che da sola supera il milione di abitanti rispetto al totale di 3,7 della Regione), ma anche in quella di Prato, nel comprensorio del Cuoio (San Miniato, Montopoli in Val d’Arno, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto in provincia di Pisa) e nell’Alta Val d’Elsa (Poggibonsi, San Gimignano, Colle Val d’Elsa, Casole d’Elsa, Radicondoli nel senese).

CHI RESTA IN ZONA ROSSA: LA LISTA DEI COMUNI E DELLE PROVINCE

La giornata di ieri che, in base al numero dei contagi dell’ultima settimana sembrava poter sancire una riduzione dei divieti, è stata invece una lunghissima maratona d’incontri fra la Regione e i sindaci per definire la situazione, zona per zona. «Anche se saremo in zona arancione – aveva anticipato in mattinata il presidente della Regione, Eugenio Giani – terrò in zona rossa quelle 5-6 zone che superano i 250 contagi su 100mila abitanti. Come Rt siamo a 1,01, quindi molto vicini alla soglia fra zona gialla e arancione. Come contagi siamo su un indice regionale di 230, ovvero sotto la soglia dei 250, ma voglio avere un atteggiamento prudente e rigoroso, perché negli ospedali la situazione è sul limite della saturazione».

COVID, IL BOLLETTINO PER LA TOSCANA DEL 9 APRILE

LE DIFFERENZE FRA ZONA ROSSA E ZONA ARANCIONE

LE REGOLE IN ZONA ROSSA 

Vaccino Astrazeneca, i sintomi cui prestare attenzione 

Accantonato il criterio comunale usato in passato si è andati a vedere l’indice delle varie «zone sanitarie». Scontato l’esito per l’Empolese-Valdelsa-Valdarno che lo aveva di 331, il più alto fra le zone sanitarie della Toscana. A seguire l’area fiorentina Nord-Ovest con 325. E qui si è aperto il primo interrogativo: chiudere solo due aree della provincia di Firenze o estendere il provvedimento all’intera provincia, il cui indice globale era di 260? Dopo il confronto con il sindaco di Firenze (e della Metrocittà) Dario Nardella, si è optato per la seconda ipotesi.

«Il presidente Giani mi ha prospettato l’ipotesi che la Città metropolitana di Firenze restasse rossa un’altra settimana – ha detto Nardella – e mi sono dichiarato propenso ad accettarla, anche se alcuni Comuni sono sotto i 250 casi, come Firenze. In alternativa ci saremmo trovati con le due province (Firenze e Prato ndr) ‘a spezzatino’, con alcuni Comuni in rosso altri no». 

Durissimo il commento del consigliere regionale di Forza Italia, Marco Stella. «Il governatore Giani è stato costretto dal sindaco Nardella – ha detto Stella – a una scelta che dà una pugnalata a una città che ha avuto, nel 2020, 350 imprese chiuse e con altre 4mila sull’orlo del fallimento» Per la zona pratese, oltre alla continuità territoriale con Firenze, ha pesato l’indice di 306, ampiamente sopra i limiti. L’esito quindi, in questo caso, era prevedibile. Il confronto è poi andato avanti fino a tardi sull’Alta Val d’Elsa (274), che alla fine è rimasta rossa. Infine su Valdarno (263) e Versilia (253), che hanno conquistato l’arancione.

La durata del rosso, fino alle ore 14 di sabato prossimo (e non fino a lunedì), è stata decisa per permettere un’eventuale riapertura dei negozi nel week-end, in caso di miglioramento dei dati. Intanto in Toscana ieri si sono registrati 1.309 nuovi casi di Covid con un’età media 43 anni, in aumento rispetto al giorno precedente, e 33 decessi. Il tasso di positività è salito al 5%. In calo i ricoveri, anche in rianimazione: sono stati in totale 1.988, 4 in meno di giovedì, di cui 284 in terapia intensiva (1 in meno). Proseguono intanto le vaccinazioni degli over 80, anche nel fine settimana. Grazie alla collaborazione tra medici di famiglia e strutture sanitarie ci si potrà vaccinare, oltre che negli studi medici o a domicilio, anche in alcuni grandi hub individuati dalle Asl (escluso però al momento il Mandela Forum di Firenze). Le persone interessate saranno contattate dal proprio medico o dalla protezione civile.