Concordia, "Schettino vuole un nuovo processo? Per me gli è andata già bene così..."

L’ex procuratore di Grosseto, Verusio: "Ha trentadue morti sulla coscienza e se l’è cavata con sedici anni, è assurdo"

Francesco Verusio

Francesco Verusio

Grosseto, 10 gennaio 2022 - E’ stato tra i più grandi e convinti accusatori di Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia naufragata all’Isola del Giglio il 13 gennaio del 2012. E’ stato lui, Francesco Verusio, all’epoca procuratore capo di Grosseto, a coordinare il lavoro del pool di magistrati (i pm Maria Navarro, oggi procuratore capo di Grosseto, e i colleghi Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza) che ha costruito l’impianto accusatorio contro il capitano di Meta di Sorrento e che al termine del processo di primo grado ha presentato un conto pesantissimo: la condanna a ventisei anni di reclusione, poi ridotta dal Tribunale maremmano a sedici. Castello accusatorio che ha retto fino al terzo grado di giudizio. Da anni il magistrato romano è in pensione e vive nella Capitale, ma nonostante l’inchiesta sul naufragio sia un capitolo chiuso, non si capacita dell’ostinazione di Schettino a non voler ammettere le proprie responsabilità.

I legali di Schettino hanno depositato l’istanza di revisione del processo per il reato di omicidio colposo? "Ma non è possibile. Con quale coraggio continua a pensare di non essere il responsabile di quelle morti? Ha sulla coscienza la vita di trentadue persone e questo non può essere cambiato. Anzi le dirò di più". Dica… "Quelle persone che potevano essere salvate, lo abbiamo spiegato in ogni modo ed è chiarissimo nelle carte. Si capisce dalle conversazioni registrate dal sistema Vdr della nave, una sorta di scatola nera che ha raccolto gran parte dei colloqui scambiati in plancia di comando quella sciagurata notte, con gli uomini nelle sale macchine e al telefono con le Capitanerie. Bastava agire per tempo e non avremmo parlato di un bilancio così pesante per una nave è naufragata a poche decine di metri da un’isola". Che cosa avrebbe dovuto fare, quindi? "Chiamare l’emergenza generale prima e l’abbandono nave nel giro di dieci minuti massimo, mettere a mare le scialuppe di salvataggio quando ancora la nave non era piegata sul fianco. E ne aveva tutta la possibilità". Perché ne è così convinto? "Pochi minuti dopo l’impatto con gli scogli era perfettamente consapevole che la nave era persa: tre compartimenti erano già allagati e dalla sala macchine glielo avevano comunicato. Non c’era più galleggiabilità. Doveva pensare a salvare i passeggeri, questo gli era chiesto. Ma non lo ha fatto, ha preso tempo". Nel corso degli anni si è dato una spiegazione a un comportamento così scellerato? "Guardi, Schettino è un soggetto strano. Mi sono fatto la convinzione che fosse un bravo comandante, non sto scherzando. Un “lupo di mare“. Ma quando si è reso conto di quello era accaduto per una sua scelta scellerata, di avere danneggiato così pesantemente una simile nave, non ha pensato all’enorme carico di vite umane che doveva salvare, ma a se stesso. Ha pensato alla sua ‘caduta’ se vogliamo dirla tutta. Ha perso la testa, come se fosse incapace di prendere decisioni. Bastava che lo ammettesse e che si assumesse le sue responsabilità". Non lo ha fatto, secondo lei? "No, e la richiesta di un nuovo processo ne è la dimostrazione. Non pensa ai parenti delle vittime? E anche la scelta di non chiedere un rito alternativo all’epoca: era convinto di non avere responsabilità e che avrebbe dimostrato di essere innocente. Se avesse chiesto un rito abbreviato, se la sarebbe cavata con una condanna meno pesante, ma la sua spavalderia l’ha convinto ad andare avanti". Lui, e non solo lui, vi hanno accusato di aver trovato il capro espiatorio e di esservi fermati. "Non scherziamo. Abbiamo compiuto un lavoro immane per una piccola procura come Grosseto. I pm non si sono risparmiati, hanno studiato, hanno scandagliato ogni altra possibile responsabilità, e ci sono state altre condanne. La verità è che lui poteva salvare quelle persone e non lo ha fatto. E’ andata pure bene, perché la mano di Dio ha portato la nave a spiaggiarsi proprio in quel punto: una manciata di metri più a largo e sarebbe affondata". Quante le possibilità di una revisione del processo? "Non so quali altre prove possano essere emerse che non siano state già esaminate in tre gradi di giudizio".