Commessa in fumo per i cinghiali, la Regione deve pagare i danni

Il tribunale di Firenze ha condannato l’amministrazione a risarcire un’azienda agricola di Siena. Gli ungulati per quattro anni avevano danneggiato le coltivazioni del nocciolo per i wafer "Loacker"

In Toscana sono innumerevoli le devastazioni dei campi da parte dei cinghiali

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Siena, 22 marzo 2023 – Una piccola cifra, destinata però ad avere un grande ruolo sul tema della responsabilità dei danni che gli ungulati causano alle colture. I 13.600 euro con cui il giudice Susanna Zanda della seconda sezione civile del tribunale di Firenze ha condannato la Regione a risarcire un’azienda agricola di Monticiano, potrebbero fare giurisprudenza per casi simili. Ma anche lanciare un messaggio agli agricoltori: i danni subiti vanno documentati minuziosamente, altrimenti ogni richiesta rischia di essere vana.

La causa era stata promossa nel 2019 dalla stessa azienda di Monticiano, assistita dall’avvocato Cecilia Bartalini, davanti al tribunale civile di Firenze, chiamando la Regione in causa come convenuta. Il motivo: chiedere i danni dopo quattro annate agrarie, dal 2015 al 2019, rovinate dalle incursioni di cinghiali e caprioli sui terreni dell’azienda. Gli ungulati sarebbero anche stati responsabili di una commessa andata in fumo con la "Loacker". Il progetto integrato di filiera (promosso con bando regionale) cui partecipava l’azienda di Monticiano prevedeva la semina e la coltivazione del nocciolo, necessario per la farcitura dei wafer. Ma tutto, a dire dell’azienda senese, è stato impossibile o quasi per colpa dei cinghiali che, oltre a distruggere le colture , avrebbero impedito la nascita del noccioleto, dei cui semi vanno ghiotti. Il conto spedito alla Regione per mancati incassi e danni? Più di 355mila euro. L a Regione, difesa dall’avvocato Flora Neglia, ha sostenuto come sia impossibile evincere con certezza la prova della causa del danno, né la sua eventuale percentuale finale sul prodotto.

Mentre per i mancati incassi l’ente si è difeso sostenendo che "il danno da lucro cessante per rinuncia a coltivazioni più redditizie" sia riconducibile a scelte imprenditoriali e non alla Regione. Quindi la responsabilità se c’è, di chi è? Fa chiarezza la sentenza del giudice civile che utilizza come punto cardinale l’ordinanza 3745 dell’8 febbraio 2023 con cui la Cassazione afferma che "...la Regione, anche in caso di delega di funzioni alle Province, è responsabile, ai sensi dell’articolo 2043 del codice civile, dei danni provocati da animali selvatici a persone o a cose...". Mentre la Cassazione citata in sentenza, sul rapporto tra responsabilità di Provincia o Regione, chiarisce "...sebbene la fauna selvatica rientri nel patrimonio indisponibile dello Stato, la legge 157 del 1992 attribuisce alle Regioni a statuto ordinario il potere di emanare norme relative alle gestione e alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica ed affida alle medesime i poteri di controllo, tutela e gestione, riservando alle Province le relative funzioni amministrative". A smontare la maxi richiesta dell’azienda però, per il giudice, sono le carenze nella documentazione dei danni.

Nonostante l’orientamento favorevole della Cassazione l’onere della prova spetta al danneggiato. Il giudice chiarisce: "Deve rilevarsi che la parte attrice (l’azienda, ndr ) infondatamente invoca la responsabilità oggettiva omettendo del tutto di illuminare i profili di colpa della pubblica amministrazione e di dire quali sarebbero stati i comportamenti omessi dalla Regione".A mancare sarebbero foto con data che immortalino il terreno rovinato, immagini delle impronte degli ungulati e delle colture danneggiate, fatture con lavori di risistemazione conseguenti ai danni. L’unica parte ben documentata, per il giudice, è quella relativa ai danni nell’annata agraria 2017-2018 pari a 13.600 euro, come scritto in una perizia dell’agronomo dell’azienda. L’unica cifra che il giudice, pur riconoscendo la responsabilità della Regione, ha ritenuto dovuta come indennizzo.