Almanacco del giorno: 13 novembre 2015, attentato al Bataclan. La notte più buia di Parigi

Mentre la Francia piangeva 130 vittime, il kamikaze sopravvissuto Salah Abdeslam scioccava il mondo: “Dopo l’attentato? Sono andato al Mc Donald’s e ho preso un menù di pesce”

Parigi, fiori davanti al Bataclan (AFP)

Parigi, fiori davanti al Bataclan (AFP)

Firenze, 13 novembre 2021 - A meno di un anno dalla strage di Charlie Hebdo, nella notte del 13 novembre 2015, un attacco terroristico jihadista senza precedenti sconvolse Parigi.  Un commando di attentatori kamikaze colpì sei volte in 33 minuti, sparando all’impazzata sulla folla, in strada e nei locali, soprattutto fra i giovani che stavano trascorrendo il venerdì sera fuori casa. Tra lo Stade de France, il Bataclan e i locali del centro di Parigi morirono 130 persone, e 350 rimasero ferite.

Una Seat nera ‘Leon’, aveva portato alcuni terroristi equipaggiati con dei kalashnikov davanti a quattro ristoranti. Erano circa le 21.30 quando, una volta scesi dall’auto, cominciarono a fare fuoco sulla folla. Sette terroristi, gridando “Allah è grande”, riuscirono ad azionare la loro cintura esplosiva - rafforzata da perossido di idrogeno con chiodi e bulloni - e a farsi saltare in aria come sognano i ‘martiri’ della jihad. Solo uno di loro non ha fatto in tempo, freddato dalle teste di cuoio all’interno del teatro della carneficina, il ‘Bataclan’.

A dare il via a quell'impressionante sequenza di terrore è stato alle 21.20 il primo kamikaze che si è fatto esplodere nella ‘rue Rimet’, all’altezza della porta B, la strada che corre lungo lo Stade de France, dove si giocava l'amichevole Francia-Germania e qualche mese dopo, a inizio estate erano previste diverse partite degli Europei 2016, fra cui la finale. Aveva un biglietto d’ingresso, ma gli addetti ai controlli scoprirono che indossava dell’esplosivo e lo fermarono ai cancelli dello stadio. Si fece esplodere mentre tentava la fuga, uccidendo un malcapitato passante.

Pochi minuti dopo l’auto nera della morte si fermò davanti a due ristoranti del XII arrondissement, dove i killer scesero iniziando a sparare all’impazzata contro i ristoranti Carillon e Petit Cambodge, uccidendo 15 persone e ferendone gravemente altre 10. Un minuto dopo una seconda esplosione allo stadio, alla porta H. La notte buia della Francia proseguì con altri 5 morti alla Bonne Biere, seconda tappa della Seat nera. Poco dopo altri 19 innocenti morirono alla Bonne Biere, terza tappa del terrore. Nello stesso momento, in un locale di boulevard Voltaire, lo stesso del Bataclan, un terrorista si era seduto al tavolo, aveva ordinato da bere per poi farsi saltare in aria. La cameriera che aveva raccolto l’ordinazione si salvò miracolosamente. Ancora morte e ancora sangue, in un’altra zona della città assediata e sotto choc: un commando di quattro terroristi, a bordo di una Polo nera, era appena arrivato davanti al Bataclan dove era in corso il concerto del gruppo californiano Eagles of Death Metal. I terroristi, dopo aver fatto irruzione nel locale, iniziarono a sparare sulle persone. Mentre le televisioni di tutto il mondo erano puntate su Parigi, la presa degli ostaggi, con scene di terrore e disperazione, proseguì per tre lunghissime ore. Alla fine si contarono altri 90 morti.

Come dopo ogni strage, si alzò il coro di voci che chiedeva di reagire con determinazione, ma senza rinunciare a vivere e soprattutto senza permettere alla paura di oscurare la libertà. Rispondendo all’odio con la fratellanza, al terrore con la forza del diritto, al fanatismo con la speranza. L’unico sopravvissuto dei kamikaze è stato Salah Abdeslam, ora in carcere. Autodefinitosi “combattente dello Stato Islamico”, ha cercato di giustificare l’orrore di quegli attacchi coordinati con scioccanti parole come queste: “Abbiamo preso di mira la popolazione, dei civili, ma non c’era niente di personale. Abbiamo voluto far subire alla Francia lo stesso dolore che noi subiamo”. Ascoltato dall’intelligence, ha anche ricostruito, con inaudito cinismo, come avrebbe trascorso quella serata culminata con la sua fuga all’alba in Belgio: “Dopo l’attentato? Mi sono nascosto nella tromba delle scale di un edificio, sono andato al Mc Donald’s e ho preso un menù di pesce”. Questo mentre ragazzi e ragazze erano a terra in una pozza di sangue. Mentre i loro genitori, disperati, non li avrebbero visti più tornare a casa. Mentre la Torre Eiffel, simbolo di Parigi nel mondo, si sarebbe spenta in segno di lutto. Altre sue simili, indegne dichiarazioni rinunciamo a riportarle. Per rispetto dei vivi e dei morti

Nasce oggi

 

Dacia Maraini nata il 13 novembre 1936 a Fiesole. È una delle scrittrici, poetesse e saggiste contemporanee più importanti del panorama internazionale. Autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi tradotti in vari Paesi del mondo, è stata insignita di prestigiosi premi e onorificenze.