Almanacco del giorno: 7 novembre 1917, la Rivoluzione Russa. Assalto al Palazzo d’Inverno

La Rivoluzione d’Ottobre accadde, in realtà, a novembre. Ecco perché e cosa avvenne davvero quel giorno

Un'immagine della Rivoluzione Russa

Un'immagine della Rivoluzione Russa

Firenze, 7 novembre 2021 - L’Ottobre Rosso in realtà, per il nostro calendario, capitò a novembre. E l’ultima fase della rivoluzione iniziata a febbraio, che cambiò il corso della storia della Russia, rassomigliava di più a un ‘colpo di stato’ studiato a tavolino. Una cosa però è certa: il passaggio dall’Impero zarista al governo bolscevico di Vladimir Lenin, ebbe conseguenze culturali e sociali, oltre che politiche nel Paese.

La città di San Pietroburgo fu l’epicentro della catena di eventi storici che portarono la Russia zarista a sperimentare il socialismo immaginato da Marx e Engels. Una lunga storia che si cristallizzerà in quel 25 ottobre del 1917 (da noi era il 7 novembre). Le date non coincisero a causa del calendario giuliano allora in vigore: solo dopo due mesi venne adottato anche in Russia il calendario gregoriano, come nel resto dell’Occidente. A causa di questa differenza di 14 giorni, si è sempre parlato di Rivoluzione d’Ottobre, che convenzionalmente si ritiene vinta nella notte tra il 25 e 26. Ma le cose andarono davvero in questo modo? Alle 14 e 30 di quel giorno, comparendo davanti alla seduta straordinaria del Soviet di Pietrogrado, Lev Trockij proclamò lo “scioglimento” del governo provvisorio presieduto da Kerenskij. Poco dopo, lo stesso Lenin decretò “la realizzazione della rivoluzione” dei proletari e dei contadini. Non era vero nulla (non ancora) ma a cascata la cronaca si trasformò in storia e intorno alle 21 e 40 l’incrociatore Aurora aprì il fuoco contro il Palazzo d’Inverno: i cannoni in realtà spararono a salve. Tuttavia, la presa del potere sarà conclamata nel corso della notte: Mosca, grazie alla Rivoluzione, tornò ad essere la capitale. Quanto a San Pietroburgo, oggi, oltre cento anni dopo, viene considerata la città della cultura, raffinata per natura, ma lontana oramai dai giochi politici.

Ma davvero in quella famosa notte ci fu una ‘rivoluzione’? O si deve parlare piuttosto di un colpo di Stato?  Di certo non ci fu nessun assalto da parte del popolo al Palazzo d’Inverno, sede dell’impero zarista, prima che fosse deposto Nicola II. Che sarebbe stato ucciso con tutta la famiglia il 15 luglio del 1918 ad Ekaterimburg: fu lo stesso Lenin a dare l’ordine della strage, perché non voleva che la sua rivoluzione risultasse inferiore a quella francese. Tuttavia c’era una sostanziale differenza: a Parigi non vennero decapitati i figli del re, mentre la strage dei Romanov fu particolarmente odiosa per la crudeltà con cui vennero massacrate le quattro figlie e il figlio malato dello zar e della zarina Aleksandra. L’occupazione del Palazzo non venne dunque realizzata dalle masse, bensì dalle milizie operaie e dai soldati. Alla fine, in tutta la città,  le perdite in termini di vite umane nelle due giornate, il 25 e il 26 ottobre, furono minime. E questo perchè il mitico Palazzo d’Inverno era in realtà un guscio vuoto, in cui non c’erano più né il potere né le forze di difesa. A protezione del governo provvisorio guidato dal socialista Kerensky, erano rimasti solo reparti di veterani, di allievi  ufficiali e uno di soldatesse, molte delle quali furono prese da crisi di nervi, al punto da indurre i loro capi a rispedirle alla loro caserma.

La difesa  del ‘Palazzo’ era talmente poco credibile e affidabile, che i portoni, anziché essere chiusi dall’interno, lo erano dall’esterno, per impedire che i ‘difensori’ potessero fuggire. John Reed, il giornalista americano filocomunista che scrisse “I dieci giorni che sconvolsero il mondo”, ne fu testimone in prima persona: entrato proprio quel giorno nel Palazzo, venne avvicinato da un ufficiale che gli chiese se poteva intercedere per farlo assumere nell’esercito americano, non avendo più voglia di rimanere in quello russo. Neppure gli abitanti di Pietroburgo si accorsero del giorno della ‘rivoluzione’: lo appresero l’indomani dai giornali. La vita del resto continuò a scorrere (quasi) tranquilla, coi tram in funzione e i negozi aperti. Il ‘quasi’ è d’obbligo perché si trattava comunque di un momento storico in cui l’impero era in disfacimento, con lo Zar imprigionato da mesi, l’esercito quasi totalmente ammutinato sul fronte della prima  guerra mondiale, e scioperi e sommosse all’ordine del giorno. Se ‘Rivoluzione’ ci fu, in quello strano 25 ottobre novembrino, è perché si sarebbe aperto a Pietroburgo il congresso dei Soviet, praticamente il congresso del partito, in cui Lenin ci teneva fortemente a dare l’annuncio che il nemico Kerensky era stato deposto. Cosa che accadde, come da lui meticolosamente programmato, attraverso quell’anomala rivoluzione studiata a tavolino. Cominciò così la travagliata epoca comunista in Russia. Quanto al mito della Rivoluzione, non potendo avere origine dalla realtà, venne alimentata dall’arte retorica e geniale di Sergej Ejzenstejn attraverso il film “Ottobre”, del quale memorabile è la scena delle masse che corrono vittoriose verso il palazzo del tiranno. Tornando alla realtà, la reazione armata delle forze controrivoluzionarie provocò l’inizio di una cruenta guerra civile che si protrasse per anni e si concluse con la vittoria bolscevica tra il 1921 e il 1922. A quel punto Lenin era però indebolito e malato, e un nuovo leader si stava affacciando alla guida della Russia: Josif Stalin.

Nasce oggi

Albert Camus nato il 7 novembre 1913 in Algeria francese. È stato uno scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo, giornalista e attivista politico. Ha detto: “Non camminare davanti a me, potrei non seguirti. Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti. Cammina semplicemente al mio fianco e sii mio amico”.

Maurizio Costanzo