VIOLA CONTI
Cronaca

Alessandro diventa "agri coach": lavorare nell'orto con un occhio al marketing

La "rivoluzione agricola" di un imprenditore contadino 2.0

Alessando Di Fonzo

Pisa, 5 marzo 2019 - L'agricoltura ha fatto passi da gigante. E' inevitabile che la tecnologia e il web arrivino anche qui. E c'è un appassionato di agricoltura che ha deciso di mettere le sue conoscenze a disposizione di tutti. Perché al giorno d'oggi dietro ogni azienda agricola non può non esserci un'attenzione alle nuove tecnologie e al marketing. Alessandro Di Fonzo si definisce un agri-coach, un allenatore dei contadini. Ha spiegato perché.  Alessandro hai coniato il termine agristiere e ne parli nel tuo libro "Romanzo agricolo". Che cosa significa e come si diventa agristiere? La parola agristiere deriva da agristeria, in particolare un agristiere è il conduttore di un’agristeria ed è un contadino evoluto che ha implementato le sue conoscenza tecniche La sua missione è quella di portare la campagna in città e di far si che, attraverso nuove tecnologie e sistemi di vendita (e-commerce, consegna a domicilio), il cittadino riesca ad entrare in contatto con prodotti agricoli, e quindi con cibi sani, quotidianamente. Oltre a questo un agristiere si occupa anche di sensibilizzare i cittadini verso un consumo consapevole e lo fa attraverso i social. Per questo motivo un agristiere ha il compito di implementare anche capacità di comunicazione in modo da poter diffondere i suoi ideali e far capire ai cittadini che “mangiare è un atto agricolo e non chimico industriale”. Un’agristeria è il luogo dove trovi il campo in città. Per ulteriore semplificazione e per maggiore poeticità, un’agristeria è l’elemento di congiunzione tra la campagna e la città. Sei socio dell'azienda pisana "Casa Ti Coltivo". Qual è la mission e di cosa vi occupate?. "Casa Ti Coltivo è la prima agristeria in Italia. Un luogo nuovo dove c’è l’unione di un negozio di frutta e verdura di propria produzione e di altri prodotti agricoli locali e di ristorazione fatta proprio utilizzando il meglio dell’agricoltura locale. Frutta e verdura sono coltivate senza l’utilizzo di prodotti chimici e rispettando la stagionalità senza forzature, perché solo un prodotto di stagione può essere realmente sano". Hai aperto un canale youtube dove fai l'agri-coach, insegnando marketing e comunicazione a contadini, giardinieri, agronomi e periti agrari. Come è nata l'idea e cosa tratti nelle tue lezioni? "L’idea nasce da una reale necessità. Attualmente il settore agricolo ed in genere i contadini sono purtroppo ancorati a vecchie tradizioni e sistemi di vendita che rendono molto difficile lo stare sul mercato. Non basta essere più dei buoni produttori per ricavarsi spazio in un contesto sempre più aggressivo dominato dalla grande distribuzione. Il mio obiettivo è quello di insegnare quelle tecniche di marketing e comunicazione che fino ad oggi sono state usate contro di loro, in modo da poter valorizzare maggiormente il loro prodotto ed attirare consumatori consapevoli in grado di spendere di più per prodotti agricoli locali. Questo infati è necessario non solo per la loro salute, ma anche per favorire la permanenza nel settore delle piccole aziende agricole uniche detentrici di cibo sano prodotto in maniera rispettosa dell’ambiente. Oltre questo cerco di far capire ai contadini la loro importanza nella società, infatti spesso il contadino è l’ultima ruota del carro e non gli viene riconosciuta la giusta importanza sociale. Diffonderò contenuti affinché i piccoli produttori agricoli si evolvano e possano finalmente guadagnarsi la giusta posizione socio-economica che gli spetta".  Parli di rivoluzione agricola intesa come produzione e consumo consapevole che coniuga la realtà della campagna con quella cittadina. Come? "La mia rivoluzione agricola non verte su sistemi di produzione particolari, d’altronde quelli naturali sono gli unici che ritengo opportuni, ma sia sull’evoluzione dei contadini, sia sul fatto che tanti giovani, anche di diversa formazione, stanno tornando all’agricoltura. Negli anni '60 si andava dalla campagna alla città verso l’industria, ora sta succedendo il contrario e si sta tornando alla campagna. Individuo un’opportunità importante per l’Italia: da un lato abbiamo tanti disoccupati, dall’altro abbiamo tanti terreni incolti che, con bassi investimenti, potrebbero essere una nuova fonte di reddito per chi non ha lavoro. In effetti il mercato dell’healthy food sta crescendo molto rapidamente e la richiesta di cibo agricolo e quindi di cibo sano aumenterà molto nei prossimi anni".

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi in azienda e come comunicatore? "Ho un progetto assimilabile ad una grande impresa. Sto creando la più grande catena di distribuzione alternativa ed indipendente che permetta ai contadini di distribuire il loro prodotto ad un prezzo equo e ai cittadini di mangiar sano quotidianamente. Ogni città italiana dovrà avere una o più agristerie. Per questo motivo faccio un appello agli italiani, a volte sono esagerato lo so, ma credo molto in quello che faccio: cerco contadini infaticabili che vogliano entrare nella mia rete e cittadini impavidi che ci sostengano e che ci aiutino a diffondere gli ideali comuni. Lavoreremo insieme per la salute degli italiani e dell’ambiente in cui i nostri figli vivranno".