REDAZIONE CRONACA

Albergo Stipino, si chiude un’epoca. L’attività venduta dopo 72 anni

La famiglia Castiglioni ha passato il testimone a un imprenditore

Giancarlo Castiglioni e Daniela Marchetti erano subentrati nel ’67, staccandosi dal bar

Pietrasanta, 23 ottobre 2018 - La saracinesca tirata su per la prima volta nel 1946, agli albori dell’accoglienza turistica in città, poi vent’anni dopo il cambio di gestione con il distacco fisico dal bar, e una clientela numerosa e variegata fatta di scultori, cantanti e calciatori. Dopo 72 anni consecutivi di ‘era’ Castiglioni, l’albergo-ristorante ‘Stipino’ è stato venduto a un imprenditore versiliese, a cui spetterà il compito di gestire un autentico pezzo di storia di Pietrasanta.

Giancarlo Castiglioni e la moglie Daniela Marchetti hanno deciso infatti di passare il testimone, consapevoli di essere stati tra i principali protagonisti del settore. La vendita dell’attività risale ad agosto, ma i coniugi hanno affiancato il nuovo gestore fino a pochi giorni fa. Ora, il meritato riposo. «Il nome dei Castiglioni è legato al mondo della ristorazione fin dal 1820 – ricordano – e fu Marino (padre di Giancarlo, ndr) a inaugurare nel ’46 quello che inizialmente era un albergo-osteria. All’epoca comprendeva anche l’attuale bar e in città come alberghi c’erano solo il Palagi e l’Italia. Nel ’67 lo abbiamo rilevato staccandoci dal bar e contribuendo a ‘creare’ Pietrasanta. Abbiamo deciso di smettere perché siamo stanchi: nessuna crisi, si lavorava anche troppo». In oltre mezzo secolo di gestione, Giancarlo e Daniela hanno visto passare scultori come Lipsey, i Tommasi, Vangi e Marini, squadre di calcio e personaggi come Gaber, la Lollobrigida e Orietta Berti.

Levandosi tantissime soddisfazioni, tra cui le due medaglie d’oro consegnate dalla Camera di commercio e da ‘Il mondo economico’ a Roma, olre agli attestati ricevuti dal Comune e dall’associazione albergatori. «Dalla metà degli anni ’80 ha preso il sopravvento l’albergo – concludono – a causa del proliferare di ristoranti in città, davvero tanti per non dire troppi. La città, anche in questo senso, è andata avanti. Ma con altre basi: noi si veniva da una famiglia di ristoratori e abbbiamo fatto la gavetta, si imparava e si ereditava la cultura del lavoro, prima dai nonni e poi dai padri. Ora si improvvisa un’attività, tra l’altro saturando il mercato. In ogni modo ci piace ripetere che a differenza del petrolio, che prima o poi si esaurirà, il turismo, se fatto bene, ci sarà sempre».

Daniele Masseglia