Il tema adozioni: "I legami d'amore vanno molto oltre quelli biologici".

Karin Falconi ed Emilia Russo di "Mamme matte" raccontano alla festa di "Luce!" l'importanza di aiutare i bimbi con disabilità a trovare una collocazione.

Firenze, 26 novembre 2022 - Sulla palco di parla di adozioni e maternità con Emilia Russo e Karin Falconi dell’associazione “Mamme matte” che accompagnano i bambini in situazioni particolari. Con loro anche Gaia Zorzi e Delfina Boni della Fondazione “Francesca Rava” insieme a Elena Goretti consulente sui social media che ha raccontato la sua esperienza di mamma adottiva: “La mia prima bimba che abbiamo adottato aveva 20 giorni di vita ed è italiana, la seconda aveva due anni e l’abbiamo incontrata in Vietnam dove era stata abbandonata in ospedale. Noi le abbiamo detto che forse la mamma naturale non voleva essere madre e questo ha fatto s’è che potessimo incontrarci. Io credo che più che un legame biologico ce ne sia uno d’amore. Siamo troppo legati a una famiglia tradizionale e biologica”.

Karin Falconi e Emilia Russo (Giuseppe Cabras / New Press Photo)
Karin Falconi e Emilia Russo (Giuseppe Cabras / New Press Photo)

Parla Emilia Russo delle difficoltà incontrate da tanti per adottare un bambino: “Ci siamo rese conto che c’è un buco nel nostro sistema di adozioni perché i bambini con disabilità sono “difficilmente collocabili”, nessuno li vuole. Per questo abbiamo deciso di fondare queste associazioni chiamandola scherzosamente “Mamme matte” per aiutare questi bambini a collocarsi. Dal 2017 a oggi abbiamo trovato una casa per una settantina.

Interviene Karin Falconi: “Siamo matte anche per un altro motivo. Altro motivo ovvero perché abbiamo creduto fin dall’inizio che la famiglia fosse non solo quella tradizionale (mamma, papà) ma consideriamo famiglia anche il single e le coppie omosessuali. E continuiamo a denunciare il fatto che molti tribunali bloccano gli affidi a queste persone. A questo proposito di recente proprio qui in Toscana una coppia di donne ha accolta una bimba con una grave forma di disabilità proprio perché c’è un atteggiamento di maggiore apertura da parte del Tribunale di Firenze”.

Si passa al tema dell’adozione a distanza e al ruolo della Fondazione Francesca Rava. Tocca quindi a Gaia Zorzi: “Collaboravo con alcune case famiglia grazie alla Fondazione Rava dove i bambini non possono essere adottate. Tra di loro si considerano tutti fratelli. Ho conosciuto questo bambino quando avevo 13 anni ed era la mia prima famiglia. Ho deciso di adottarlo a distanza e negli anni sono tornata a trovarlo, stabilendo un rapporto speciale. Oggi ci sono modi più facili per aiutarli e non bisogna per forza fare il viaggio fino in Sudamerica”.

Interviene Delfina Boni della Fondazione Rava parlando del progetto “In farmacia” per i bambini. “Iniziativa giunta alla decima edizione realizzata che ha consentito di raccogliere circa un milione e mezzo di prodotti per comunità di minori contro la povertà sanitaria”.