30 anni dalla morte di Giovanni Spadolini: l’eredità culturale dello statista fiorentino

Se n’è parlato nel corso di un evento promosso dal Rotary Club Firenze Valdisieve, alla presenza di Cosimo Ceccuti, erede spirituale del Professore e presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia

Cosimo Ceccuti e Andrea Venturini

Cosimo Ceccuti e Andrea Venturini

Firenze, 29 febbraio 2024 – Era il 4 agosto del 1994 quando in una clinica di Roma Giovanni Spadolini, statista fiorentino apprezzato dai più per la sincera vocazione culturale, chiudeva gli occhi per sempre. Oggi, a distanza di trent’anni dalla sua scomparsa, la Fondazione che porta il suo nome, guidata dal suo allievo prediletto ed erede spirituale Cosimo Ceccuti, porta avanti un impegno rivolto agli studiosi di tutto il mondo, con particolare attenzione alle giovani generazioni. A raccontare le memorie, anche meno note al grande pubblico, che caratterizzavano le tre anime spadoliniane, è stato lo stesso Ceccuti nel corso di un’interessante incontro promosso dal Rotary Club Firenze Valdisieve a Villa Olmi: “Spadolini aveva tre anime, che per tutta la vita ha nutrito e fatto crescere insieme a lui – ha spiegato Ceccuti -: quella del giornalista, dello storico e dell’uomo delle istituzioni. E nessuna delle tre è mai stata in conflitto con le altre”.

Affiancato dal presidente del Rotary Firenze Valdisieve Andrea Venturini, il Professor Ceccuti ha raccontato degli esordi del Senatore come giornalista, al Messaggero di Missiroli e successivamente al Mondo di Pannunzio “unico periodico libero senza condizionamenti e anticonformista, su cui scrivevano cattolici e liberali, da Luigi Sturzo a Salvemini, da Croce a giovani talenti allora sconosciuti come appunto Spadolini”. A 25 anni il Professore comincia l'insegnamento nella Facoltà Cesare Alfieri di Firenze “una cattedra che per tutta la vita ha voluto mantenere – puntualizza Ceccuti -, anche quando è diventato senatore a vita. Grazie alla lunga battaglia che ha condotto nelle Università, per la prima volta la “Storia contemporanea” ottiene una cattedra. Oggi la stessa disciplina è obbligatoria in diversi corsi di laurea di stampo umanistico. Da ministro dei Beni culturali Spadolini ha combattuto battaglie inimmaginabili per salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale che anima il nostro Paese, anche quello allora meno noto su cui, al tempo, nessuno avrebbe investito. Come politico – ha concluso il Professore - credeva nel potere della mediazione, avversava il muro contro muro che riteneva fortemente contro producente, e cercava il dialogo come unica via per la risoluzione concreta dei problemi”.