Pegaso a padre Bernardo, abate del dialogo: "Il corteo per la pace? Mi piacerebbe rifarlo"

Il presidente Eugenio Giani ha assegnato il Pegaso d'Oro all'abate di San Miniato al Monte, dom Bernardo Francesco Gianni, per la sua cultura e spiritualità. L'abate ha sottolineato l'importanza di rimanere a San Miniato nonostante le speculazioni sul suo possibile ruolo come arcivescovo di Firenze. Ha anche espresso il desiderio di diffondere speranza attraverso la Chiesa.

Pegaso a padre Bernardo, abate del dialogo: "Il corteo per la pace? Mi piacerebbe rifarlo"

Pegaso a padre Bernardo, abate del dialogo: "Il corteo per la pace? Mi piacerebbe rifarlo"

È la maggiore onorificenza della Regione, peraltro votata all’unanimità e questo dice già molto sulla scelta del presidente Eugenio Giani di assegnare il Pegaso d’Oro all’abate di San Miniato al Monte, dom Bernardo Francesco Gianni. Nato a Firenze, ma di formazione pratese, 56 anni, è alla guida della comunità benedettina olivetana dal dicembre 2015. Uomo di grande cultura oltre che di profonda spiritualità, è anche attivissimo sui principali social network. La cerimonia davanti a una folta platea di cariche istituzionali di Palazzo Sacrati Strozzi, dal presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo alla vicepresidente della Giunta Stefania Saccardi, al sindaco di Prato, Matteo Biffoni, a imprenditori come Leonardo Ferragamo e ad altre personalità civili e militari, è stata l’esatto opposto di quella che è la vita di un monaco, come non ha mancato di far notare l’insignito. "Esiste un esistenzialismo monastico, una sorta di annichilimento rispetto alla tendenza mondana che spinge a uscire fuori. - ha detto - Ma un dono come il Pegaso significa assumere una responsabilità: continuare ad essere a San Miniato, ripeto a San Miniato, testimoni dell’unica vera parola che ci rende vicini gli uni agli altri, che è “servizio“, pur sapendo che se mi stancherò le ali del Pegaso mi aiuteranno a risollevarmi".

Insistere sullo stare a San Miniato non pare casuale. In un momento in cui il nome di padre Bernardo è inserito fra i possibili successori dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, ribadire una stabilità in un luogo sta a significare che il successo pubblico, l’apprezzamento bipartisan, l’essere stato promotore di iniziative come la fiaccolata per la pace dello scorso ottobre, non hanno dirette conseguenze ecclesiastiche; anzi, per dirla in maniera brutale, non sono una corsia preferenziale per la cattedra di San Zanobi, tanto più in un periodo preelettorale. All’abate, però, la testimonianza civile come la fiaccolata contro la guerra non dispiace: "Non sarebbe male - ha detto a margine - ridare un segno importante che la nostra mobilitazione e il nostro desiderio di pace non si è arreso al male. Assolutamente no. Il luogo dove vivo - ha poi aggiunto nel ringraziare per il riconoscimento - ha una forza spirituale, morale e universale e nello stesso tempo profondamente radicata nell’autenticità fiorentina e toscana e quindi chi vi abita risente di questa energia sprituale e cerca di condividerla. Forse questo è il mio unico merito, di essere un riverbero di tanta grazia, bellezza e luce. La Chiesa è custode di un messaggio di speranza troppo bello per tenerlo chiuso nelle noste mani, e questa dimensione cerco di testimoniarla anche perché corrisponde al mio carattere, che mi rende magari un monaco un po’ anomalo, forse troppe parole e poco silenzio, ma le parole cerco di utilizzarle per condividere al massimo la speranza".

Duccio Moschella