PIER FRANCESCO NESTI
Cosa Fare

Il teatro oltre l’alluvione. Bocci e il suo ’Zingaro’ fanno defluire le acque

Riapre la struttura intitolata a Carlo Monni dopo due mesi di lavori "Sono contento di essere il primo a far riaprire quel sipario a Campi Bisenzio".

Il teatro oltre l’alluvione. Bocci e il suo ’Zingaro’ fanno defluire le acque

Il teatro oltre l’alluvione. Bocci e il suo ’Zingaro’ fanno defluire le acque

CAMPI BISENZIO (Firenze)

Se non esiste una curva che non si possa superare, ce lo dirà Marco Bocci domani sera al Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio. E’ da queste famose parole pronunciate dal compianto pilota brasiliano Ayrton Senna (anche se in realtà si trattava di sorpassare), infatti, che trae spunto lo spettacolo che farà riaprire il sipario al teatro campigiano a due mesi dall’alluvione, di nuovo ufficialmente agibile. Un racconto, come ha spiegato Bocci, che è anche una metafora della vita. E che magari può essere una valida ‘spinta’ per chi degli alluvionati sarà presente in sala e che in questo momento di curve da superare non ne ha poche.

Chi è lo ‘zingaro’?

"Lo Zingaro. Non esiste curva dove non si possa superare: è questo il titolo completo di un monologo emotivo e appassionato che intreccia i destini di un pilota d’auto senza nome e del mito della Formula 1, Ayrton Senna. Seguendo in parallelo la vita dello Zingaro e quella di Senna, il racconto mette insieme coincidenze, premonizioni e intuizioni".

Quello di domani è il primo spettacolo che va in scena dopo l’alluvione, un importante segnale di ripartenza: ha seguito la vicenda?

"Assolutamente. E sono contento di essere il primo a far riaprire quel sipario. Un territorio dove non c’è un teatro, dove non si può assistere a uno spettacolo diventa arido, spero quindi che il ‘mio Zingaro’ sia di buon auspicio per la nuova stagione e che sia ricca di tanti appuntamenti a teatro".

Non esiste curva che non si possa superare sono parole di Ayrton Senna: è così anche nella vita di tutti i giorni?

"Ciò che porto in scena è una metafora di quanto bisogna insistere per superare le difficoltà che la quotidianità ci pone davanti e quanta volontà sia necessaria per andare avanti. Spesso non ci rendiamo conto della forza che è insita dentro di noi e questo purtroppo a volte ci complica il cammino. Lo ‘Zingaro’ vive costantemente in un parallelismo con Senna e via via emergono tanti punti in comune. Con aneddoti che sembrano di ‘fantascienza’, ma che sono reali".

La differenza fra la televisione è il teatro è evidente: lo spettacolo nasce anche dal desiderio di avere un rapporto più diretto con gli spettatori?

"Quella che vivo a teatro è un’emozione grande, fra paure e angosce, una sensazione complicata da descrivere, ma che si scioglie di fronte all’attenzione del pubblico che mi trasmette un grande calore. Sul palco vivo qualcosa di magico ed essere da solo in scena rafforza ancora di più questo stato d’animo. Lo ‘Zingaro’ parla in terza persona, come se raccontasse qualcosa successo ad altri, e soltanto all’ultimo momento svelo che invece sto parlando di me".

Da cosa parte la volontà di chiedere agli spettatori di farsi partecipi dello spettacolo?

"Alla base di tutto c’è una metafora della vita che può riguardare ognuno di noi. E poi c’è la morte di Senna, una di quelle date che ti restano in mente per sempre e che sono impossibili da dimenticare. Con il pilota, lo ‘Zingaro’ ha in comune la passione per i motori, ma anche il numero 24 e una data: il primo maggio che nel 1994 segnò la morte del campione brasiliano. Anche lo ‘Zingaro’ verrà coinvolto in un incidente il primo maggio di molti anni dopo, ma per lui non sarà la fine, anzi...".