Arezzo, 11 dicembre 2024 – Terzo appuntamento della stagione di prosa del Teatro degli Antei, organizzata dal Comune di Pratovecchio Stia e dalla Fondazione Toscana Spettacolo.
Venerdì 13 dicembre (ore 21:00) Enzo Decaro è protagonista de “L’avaro immaginario”, tratto da Molière e Luigi De Filippo, con Nunzia Schiano e sei attori della Compagnia di Luigi De Filippo: Luigi Bignone, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, Fabiana Russo e Ingrid Sansone.
Tra Molière e De Filippo, fra i pensieri di Giordano Bruno e le musiche di Nino Rota, Decaro porta in scena una commedia, di cui è anche autore e regista, liberamente ispirata a due delle più celebri opere di Molière (L’avaro e Il malato immaginario), arricchita con tanti riferimenti alla produzione dei fratelli De Filippo, che furono molto attenti alle opere del drammaturgo francese.
In sette quadri, un prologo e un epilogo, l’attore e regista napoletano ci porta in viaggio non solo nel teatro di Molière ma anche nel tempo, quello del Seicento, secolo pieno di guerre, epidemie, grandi tragedie ma anche profonde intuizioni e illuminazioni.
Ed è anche il viaggio, reale e immaginario, di Oreste Bruno e la sua “Compagnia di famiglia”, quella dei Fratelli dè Bruno da Nola, (discendenti del grande filosofo Giordano Bruno), una vera “carretta dei comici” viaggiante tanto cara sia a Peppino che a Luigi De Filippo. È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière. Ma anche una fuga: dalla peste, da una terribile epidemia che ha costretto i Nostri a cimentarsi in un avventuroso viaggio verso un sogno, una speranza o solo la salvezza.
Lungo il percorso, quando “la Compagnia” arriva nei pressi di un centro abitato, di un mercato o di un assembramento di persone, ecco che il “carretto viaggiante” diventa palcoscenico e “si fa il Teatro”.
Gli incontri durante il viaggio, l’avvicinamento a Parigi e al teatro di Molière, la “corrispondenza” che il capocomico invia quotidianamente all’illustre “collega”, la forte connessione tra il mondo culturale e teatrale della Napoli di quel tempo con quella francese di Molière, ma forse ancor più la pesante eredità del pensiero di uno zio prete di Oreste Bruno, Filippo detto poi Giordano, scomparso da alcuni decenni ma di cui per fortuna non si ricorda più nessuno, e la morte in scena dello stesso Molière poco prima del loro arrivo a Parigi, renderanno davvero unico il viaggio di tutta la “Compagnia di famiglia”, commedianti d’arte ma soprattutto persone “umane”, proprio come la grande commedia del teatro, dove “tutto è finto, ma niente è falso”.