Il Vaticano e le violenze. Quel coraggio che ha interrotto il silenzio

Il commento della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 29 gennaio 2020 - Solo fino a qualche anno fa di questa buia storia, di questa storia sbagliata come lo sono tutte quelle che parlano di bambini e di violenze e di religione, non si sarebbe mai scritto.

Sui giornali la notizia di oggi – nove indagati, fra loro cinque preti, per violenza sessuale di gruppo su due minori – non ci sarebbe arrivata, o ci sarebbe arrivata troppo tardi, e male. Solo fino a qualche anno fa, non troppi, semplicemente certe cose non si raccontavano.

E quando non si cancellavano volutamente, si faceva finta di non vederle. Le autorità religiose e le comunità stesse in cui le violenze si consumavano avrebbero ignorato, taciuto, silenziato. Omesso i nomi, annullato i dettagli decisivi. E aggiunto, proprio con quel silenzio, violenza alla violenza. Era un costume, un modo di pensare e di credere, un modo di vivere.

E allora eccole le buone notizie, in questa storia buia che arriva da Prato e che riguarda un’intera comunità religiosa: i «Discepoli dell’Annunciazione». La prima buona notizia è che c’è una procura che sta portando avanti una delicatissima indagine, in cui tutto dovrà essere accertato. La seconda buona notizia, per la verità la più buona di tutte, è che il Vaticano, il 22 dicembre scorso, questa comunità l’aveva già sciolta. Ecco la motivazione ufficiale: «Atteggiamenti di diffidenza e di distacco nei confronti dell’autorità diocesana e forti perplessità sullo stile di governo del fondatore e sulla sua idoneità nel ricoprire tale ruolo».

Allora nessuno ci fece troppo caso, ma queste stesse parole rilette oggi suonano in modo ben più inquietante. Pochi giorni prima, il 17 dicembre, papa Francesco con una decisione storica aveva abolito il segreto pontificio nei casi di violenza sessuale su minori commessi dai chierici. In pratica le denunce e i documenti processuali sui casi di abuso conservati negli archivi dei Dicasteri vaticani e delle diocesi, fino ad allora sottoposti a segreto, avrebbero potuto essere consegnati ai magistrati che ne avessero fatto richiesta. Ci piace pensare che la buia storia di Prato si porti addosso questo primo segno di luce, di chiarezza e di coerenza. Ne ha bisogno la Chiesa, ne abbiamo bisogno tutti.