
Carotaggi della Procura nelle terre sospettate di essere avvelenate dal keu
Firenze, 14 luglio 2022 - D’accordo fondamentalmente sulle conclusioni della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Toscana, i partiti si sono comunque divisi ieri in consiglio regionale. Così come lo avevano fatto mesi fa sulla questione keu, non trovando un sentiero comune da percorrere. Spaccati all’inizio dei lavori della commissione, idem durante così come alla fine. Atteggiamento non confortante per i cittadini.
Le questioni che emergono al termine di questa stagione di analisi e confronti in seno alla commissione di inchiesta, guidata dalla leghista Elena Meini, sono diverse. Il problema infiltrazioni mafiose esiste eccome. Non basta più dire: il nostro tessuto sociale è così coeso da respingere qualsiasi attacco della criminalità organizzata. Bisogna alzare muri di sensibilizzazione continua a partire dai più giovani. E saper intervenire nel tessuto economico-sociale con decisione non lasciando mai nessuno solo a combattere o col rischio di poter essere attratto da "cattive compagnie" che vogliono rilevare attività commerciali o industriali. Bisogna tenere gli occhi apertissimi sugli appalti pubblici e in particolar modo sul massimo ribasso. Ancor di più adesso che stanno per arrivare i soldi del Pnrr.
Bisogna dotare le forze investigative di strumenti e personale all’altezza di una battaglia che scorre nel sottosuolo della regione. Il caso keu ha fatto aprire gli occhi su come organizzazioni criminose vogliono, cercano, riescono a penetrare nelle filiere produttive (in questo caso in quelle delle concerie nella parte finale dello smaltimento dei rifiuti speciali) che si legano all’ambiente (da tutelare). Attendiamo le risultanze delle indagini. Il caso ha dimostrato che i tentacoli delle infiltrazioni sono lunghi. E che solo tutti insieme, in prima fila i partiti chiamati a non pensare solo al proprio orticello, si possono alzare le difese della Toscana senza macchia. Nel solco della sua tradizione.