Governo, è ora di schierarsi senza dubbi

Il caso Gkn e l’agenda Draghi

Lavoratori ex Gkn (Ansa)

Lavoratori ex Gkn (Ansa)

Firenze, 26 settembre 2021 - Non è più tempo di fare melina, non è più tempo di dire e non dire, di trovare il compromesso per forza. Non è più tempo di variegare le sfumature politiche per non prendere posizione. Il tempo sta per scadere di nuovo. Il governo deve prendere posizione netta e chiara, inequivocabile sul caso Gkn.

Dire da che parte sta e cosa può fare di conseguenza. Per i 422 licenziati (500 in tutto se si conta anche l’indotto) e per la questione lavoro in generale. L’occupazione e i diritti dei lavoratori, che rischiano tanto ora nel post pandemia dopo la prima fase di globalizzazione selvaggia, quanto sono centrali nel programma di governo avviato a dettare le regole fino al 2023? Quanto il lavoro è segnato con l’evidenziatore nell’agenda del premier Draghi e in quale posizione è tra i temi centrali dell’azione di governo? Quanto al premier interessano gli applausi dei lavoratori? Quanto quelli, da standing ovation, all’assemblea degli imprenditori di Confindustria a Roma l’altro giorno? Bisogna uscire dall’impasse e abbandonare la melina: c’è un decreto (delocalizzazioni) firmato Pd / 5Stelle (Orlando-Todde) che potrebbe incidere per dare regole nuove a un mercato in cui la finanza influenza sempre di più.

Che fine farà il testo del ministro del Lavoro e della viceministra del Mise? Come riuscire ad amalgamare tutti i suoni della maggioranza? C’è un ministro particolarmente rappresentativo, Giancarlo Giorgetti della Lega, titolare del dicastero dello Sviluppo economico, che non ha mostrato entusiasmo per il decreto delocalizzazioni. Anche Forza Italia non si riempie gli occhi col testo dem e cinquestelle. Bisogna accordare i suoni oppure andare oltre. Tutto ciò lo può fare solo Mario Draghi. Importante che il governo prenda posizione e che segua il sentiero tracciato da quella posizione. Bisogna sapere da che parte sta. Non è più possibile rimanere nell’incertezza. Ci vogliono scelte nette perché l’emergenza lavoro può diventare un’altra pandemia.