Al voto, è finito il circo Barnum. Finalmente la parola agli elettori

Lo scenario della vita quotidiana

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 25 settembre 2022 - La pessima campagna elettorale si è conclusa e oggi si vota, tra preoccupazioni per lo stato delle relazioni internazionali, la minaccia nucleare, le conseguenze socio-economiche della pandemia, l’aumento delle bollette, il rincaro del costo delle materie prime, l’inflazione, il rialzo dei tassi. Noialtri cioraniani siamo al culmine della disperazione per quello che ci troviamo fra le mani, complici gli ultimi giorni di campagna elettorale balneare. Beppe Conte è diventato la star del Mezzogiorno e ha costretto il Pd ancora una volta a inseguire, cambiando i piani di Enrico Letta, che si è fiondato al Sud per evitare il sorpasso del M5s sul suo partito. La strategia di Conte ha funzionato, almeno per la parte di comunicazione politica (il resto lo vedremo a urne chiuse). Il presidente del M5s si è presentato come il difensore di ultimi, penultimi e terzultimi.

Così da settimane Conte al Sud viene portato in giro come la Madonna pellegrina, con sentiti ringraziamenti per il reddito di cittadinanza e per la pensione di cittadinanza. I numeri sono dalla parte di Conte. Non tanto quelli dei sondaggi precedenti il silenzio elettorale, quanto quelli dell’Inps pubblicati nell’agosto 2022. In Italia tra gennaio e luglio 2022 i nuclei percettori di almeno una mensilità di reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza sono 1.605.819. Le persone coinvolte sono in totale 3.515.428. L’importo medio mensile è pari a 552,33 euro. Se guardiamo la distribuzione geografica vediamo che il maggior numero di persone coinvolte è in Campania (850.208 persone), in Sicilia (685.357) e Puglia (332.454). Quindi, quando Conte insiste sulla difesa del reddito e della pensione di cittadinanza non può che ricevere applausi al Sud. Quel Sud che alle elezioni politiche del 2018 regalò percentuali elevatissime al M5s. In Sicilia, i Cinque stelle sfiorarono il 50 per cento. In Calabria arrivarono al 43, in Puglia al 45. E via così.

Nel centrodestra invece è già iniziata la resa dei conti, nonostante la possibile vittoria, con un finale di campagna pieno di rigurgiti, tra Silvio Berlusconi che sbrodola incresciosamente a favore dell’amico Putin e Giorgia Meloni e Matteo Salvini che difendono l’amico Orbàn. I problemi del centrodestra, dove si litiga ogni giorno senza però spezzarsi definitivamente, si potrebbero concretizzare al governo, qualora effettivamente nascesse un esecutivo di destra-centro. Anzitutto, Forza Italia e Lega già sembrano contestare la leadership di Giorgia Meloni, che ambisce alla presidenza del Consiglio. A seconda del risultato di Fratelli d’Italia non cambieranno soltanto gli equilibri politici nel centrodestra, ma anche quelli psicologici. Prendiamo per esempio la Lega. È sempre esistita una Lega di lotta e di governo. E ora potrebbe tornare quella di lotta. Il risultato di Giorgia Meloni potrebbe infatti inchiodare Matteo Salvini alle sue responsabilità, restituendo al leader della Lega il ruolo di agit-prop del possibile governo di centrodestra. Ma non dimentichiamo il moderatismo berlusconiano. Se le sortite putiniane dell’ultimo giorno di campagna elettorale del Cav sono il prologo del film di governo che vedremo, c’è da temere che la pellicola assomiglierà pericolosamente al terribile Matrix 4.

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