Ragazzi normodotati e con disabilità intellettiva giocano nella stessa squadra

Il bellissimo progetto della Special Synergy di San Giovanni Valdarno.

I ragazzi della Special Sinergy

I ragazzi della Special Sinergy

Arezzo, 04 marzo 2022 - La disabilità oggi sembra essere ancora un tabù, una battaglia dimenticata da tutte le lotte sociali che stanno animando i nostri tempi. L’educazione all’inclusività si pone come obiettivo quello di rendere ogni condizione umana la normalità, coinvolgendo la collettività in progetti di integrazione. Oggi Valdarno 24 ha incontrato Michelangelo Innocenti, un giovane ragazzo che da molti anni è impegnato come allenatore della squadra Special Synergy di San Giovanni Valdarno. Michelangelo ha fatto dell’inclusività non solo il valore del suo volontariato ma anche il suo ambito di studio e di formazione. “Special Synergy è un gruppo di basket unificato, cioè una squadra di pallacanestro in cui ragazzi normodotati e ragazzi con disabilità intellettiva giocano nella stessa squadra – ha detto Michelangelo - Il fine del progetto è quello di includere i ragazzi con disabilità e dare loro la possibilità di competere. La Special Synergy è nata grazie alla collaborazione con Special Olympics , un’organizzazione a livello mondiale che coordina tornei e partite tra squadre di basket unificato”.

Il progetto esiste da 4-5 anni ed è nato insieme ai licei di San Giovanni Valdarno per dare continuità a quello che allora era il gruppo Spider. L’idea era quella di creare un percorso per i ragazzi con disabilità ma anche e soprattutto destinato ai ragazzi delle squadre giovanili per trasmettere loro il concetto di inclusività. “Sono rimasto felicemente colpito, non mi sarei aspettato una risposta di questo tipo da parte dei nostri giovani – ha aggiunto Innocenti - ci siamo dovuti addirittura organizzare in turnazioni perché c’erano troppi volontari. I ragazzi vengono, si divertono e soprattutto ci aiutano molto: il ruolo del giocatore delle giovanili è quello di essere partner, ovvero la guida in campo. Le partite si giocano sempre 5 contro 5 con in campo 3 ragazzi con disabilità e 2 partner. Le regole durante le partite sono molto flessibili: è possibile modificarle perché il gioco sia il più inclusivo possibile. L’arbitro deve riuscire ad adeguare le regole in base al giocatore e alla squadra. “È molto importante che all’interno di progetti del genere ci sia personale qualificato e preparato – ha continuato - Non dobbiamo conoscere solo lo sport, ma anche le dinamiche da rispettare, i comportamenti da avere e le cose da non fare. Ognuno ha diversi tipi di patologie: quando interveniamo e ci relazioniamo con i ragazzi dobbiamo farlo in un modo preciso. I ragazzi devono competere nello sport ma il primo interesse deve essere il loro benessere. Personalmente ho iniziato a lavorare come educatore socio – pedagogico per una cooperativa e ho partecipato a progetti organizzati da associazioni della zona: seguo questo progetto fin dalla nascita, fa parte del mio percorso personale e professionale. “