Virus, nuvole nere sull'economia: oro e moda i settori più esposti

Rallentamento internazionale in corso, gioielli e griffes i primi a rimetterci. Tutto il sistema Arezzo rischia grosso. E la Camera di Commercio parla di tregua fiscale

Massimo Guasconi, 59 anni, guida  la Camera di commercio  di Siena-Arezzo dopo la fusione

Massimo Guasconi, 59 anni, guida la Camera di commercio di Siena-Arezzo dopo la fusione

Arezzo, 24 febbraio 2020 - «Questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico». A prevederlo non è un politico e neppure un economista, bensì un medico, Maria Rita Gismondo primaria dell’ospedale Sacco di Milano in prima fila nella battaglia contro la Sindrome Cinese e chissà se è ancora giusto chiamarla così.

In efetti, i rischi per l’economia reale, il sistema produttivo aretino, il terziario cominciano a essere ombre pesanti, fantasmi che si agitano, neppure tanto sullo sfondo, più inquietanti man mano che il paese viene invaso dalla paura del virus.

Inutile qui tracciare scenari catastrofici legati a un’estensione dell’epidemia. Inutile parlare di quarantene obbligatorie, di comuni isolati, di partite sospese, di posti di blocco dell’esercito. Basta la situazione attuale a rendere critica la posizione del Sistema Arezzo, che è uno dei più globalizzati dell’intera penisola.

Un dato su tutti: l’export vale l’80 per cento dei Pil (secondo posto in Italia in termini pro-capite) e anche oltre, il che significa, ai numeri più recenti, 6,5 milioni su 8,7 di valore aggiunto complessivo della provincia: viviamo di rapporti con l’estero, quelli che ora sono fortemente sotto stress.

E’ un fatturato internazionale fatto principalmente di due settori, l’oro, nella duplice ramificazione dei gioielli e dei lingotti, e la moda, ossia l’abbigliamento più il distretto di Prada, fortemente orientato al lusso, fatto di pret-a-porter e di pelletteria di alta gamma.

Bene, anche senza ipotizzare ulteriori sconquassi, è chiaro che un rallentamento della congiuntura è già in corso, se non altro perchè uno dei giganti del commercio mondiale, la Cina, è quasi ferma, non produce, non importa e non esporta.

L’effetto recessivo è inevitabile. E non andrà a colpire solo quelle esportazioni dirette verso l’Impero Celeste (un’ottantina di milioni) e Hong Kong (270 milioni) per le quali si era temuto fin dal primo momento. Inevitabilmente, un rallentamento dell’economia internazionale si riflette in primo luogo sui beni che non sono di prima necessità. Inutile dire che sia i gioielli che la moda di lusso rientrano in questa categoria, la più esposta.

La stima recessiva che era stata stimata un paio di settimane fa, quando l’emergenza vera pareva ancora lontana, era stata di uno 0,1-02 per cento. Probabilmente la caduta del tasso di crescita sarà peggiore. Potrebbero far eccezione i lingotti, il classico bene rifugio dei momenti di incertezza, ma è ancora presto per fare proiezioni. Di sicuro, per quanto riguarda i gioielli, è saltata la fiera di Hong Kong, il che pareva in un primo momento un vantaggio per Oro Arezzo.

Ma se la situazione dovesse aggravarsi, rischia di rimetteri anche l’evento del Palaffari, con una presenza di operatori in tono minore per la paura di viaggiare. Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio, mette le mani avanti: chiediamo di essere presenti nei tavoli in cui si decidono le strategie, se la produzione rallenta le imprese potrebbero aver bisogno di agevolazioni fiscali per non affogare nella stagnazione generale.