
Bulli in azione (foto di repertorio)
Arezzo, 7 novembre 2018 - In paese, a Pergine, cascano dalle nuvole. Ovviamente i protagonisti di questa storia (presunta fino a prova contraria) di bullismo che sconfina nella violenza sessuale li conoscono tutti ma nessuno sapeva di quello che sarebbe successo dietro la piazza principale del paese quasi un anno fa, in gennaio: un ragazzo disabile di appena 22 anni costretto a masturbarsi per strada da tre minorenni che prima l’avrebbero minacciato con un bastone e poi avrebbero ripreso tutto con gli smartphone.
Nessuno sapeva perchè persino in un piccolo borgo in cui tutti sanno tutto di tutti la famiglia della vittima ha fatto l’impossibile perchè niente trapelasse di quanto il ragazzo, con seri problemi psichici, aveva confidato alla mamma dopo giorni e giorni in cui si era tenuto dentro la sua pena e che è poi diventato oggetto dell’indagine della procura dei minori ancora in pieno svolgimento.
Il prossimo passo, anzi, sarà il più delicato e forse anche il più importante: la perizia sugli smartphone sequestrati ai tre ragazzi sotto indagine, due diciassettenni e addirittura un quindicenne, difesi dagli avvocati Alessandro Calussi e Gabrio Bagnoli. Se dai cellulari dovessero saltare fuori i video che il giovane disabile racconta siano stati filmati mentre lui veniva umiliato senza nessuna pietà, è chiaro che l’intera vicenda acquisirebbe tutt’altre certezze. Inutile dire che sarebbe lo stesso anche se dovessero emergere tracce di riprese poi cancellate quando è scoppiato lo scandalo.
Allo stato attuale, però, i tre presunti bulli negano tutto: noi? mai fatto niente del genere, assicurano, anche se non sono mai stati interrogati ufficialmente nè dai carabinieri, che hanno svolto le prime indagini, nè dal Pm minorile Roberta Pieri, nelle cui mani è l’inchiesta. Tutto comincia poco dopo le vacanze di Natale a cavallo fra 2017 e 2018.
La sua verità il giovane disabile l’ha raccontata nel corso di un accertamento tecnico irripetibile che si è svolto il 9 ottobre, lui in una stanza protetta, gli avvocati difensori collegati in video da un ambiente vicino, per non metterlo in imbarazzo. E lì esce fuori un racconto drammatico:l’incontro in piazza con i tre minorenni, loro che lo minacciano: calati i calzoni e masturbati o ti bastoniamo.
A lui non resta che piegarsi, portandosi dietro una pena che qualche giorno dopo sfogherà con la madre. Lei va dritta dai carabinieri e denuncia. A marzo il caso approda alla procura dei minori: è violenza sessuale di gruppo, la più grave, pena fino a 12 anni. Ma il caso è solo agli inizi.