Salvatore Mannino
Cronaca

Violenza sessuale, il figlio ha provato a bloccare lo stupratore della madre

Nell’ordinanza del Gip altri particolari sul caso in Valdarno: l’immigrato è scappato da un amico senza tornare a casa e al lavoro. Il ruolo delle immagini

Violenza sulle donne (Archivio)

Arezzo, 25 agosto 2021 - Si è divincolato dalla presa del figlio della vittima che stava cercando di bloccarlo dopo lo stupro ed è scappato via. Ma il senegalese di 32 anni accusato di aver violentato dentro casa sua una signora cinquantenne originaria del sud-est asiatico non è tornato nella sua abitazione di immigrato regolare e il giorno dopo non si è presentato al lavoro in fabbrica.

Ha preferito rifugiarsi da un amico, migrante anche lui, e attendere lì che passasse la buriana. Senza rendersi conto che invece gli stavano per arrivare addosso i carabinieri, come è successo in meno di 24 ore. Sono alcuni dei particolari che emergono dal decreto di convalida dell’arresto del giovane firmato lunedì, al termine dell’udienza di rito, dal Gip Giulia Soldini, insieme a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che il giudice giustifica col rischio di reiterazione del reato, col pericolo insomma che l’immigrato, piccoli precedenti per resistenza e violazione dell’obbligo di firma, possa stuprare ancora.

Gli avvocati Raffaello Falagiani e Lucio Curzi, annunciano già ricorso al Riesame, almeno per ottenere l’attenuazione della misura cautelare. Nel frattempo, lui, in collegamento telematico dal carcere di Sollicciano, si è trincerato dietro la facoltà di non rispondere. Non c’è dunque una sua verità alternativa a quella della vittima, rispetto alla quale, però, emergono alcune incongruenze nella fase iniziale della serata sfociata nella violenza.

Lei ha raccontato di essere uscita di casa, in un paese del Valdarno di cui taciamo il nome per non renderla identificabile, per portare a spasso il cane e di essersi seduta da sola a un tavolino del bar nella piazza centrale. Il senegalese e l’amico, italiano di origine meridionale che non c’entra niente, sarebbero stati invece al tavolo accanto. Le immagini, invece, dicono altro, con le telecamere pubbliche che riprendono i tre allo stesso tavolo.

Poi la signora si alza, barcolla come se avesse bevuto, e crolla a terra. La soccorre per primo l’italiano, seguito dall’immigrato che se la carica sulle spalle e poi sparisce dal campo visivo dell’impianto. Si può ipotizzare che l’abbia portata fino a casa, anche se lei dice di esserselo trovato davanti al portone mentre rientrava. Particolari valorizzati nel provvedimento del Gip Soldini, anche se, come viene chiarito nell’ordinanza, non emerge alcun consenso di lei a un rapporto sessuale.

Comunque sia andato il prologo, quindi, quel che succede dopo è probabilmente uno stupro, accompagnato da un pestaggio quando la donna prova a resistere. Restano, nel referto del pronto soccorso, i segni delle botte, anche se non le tracce certe della violenza. E’ a questo punto che le urla della signora attirano la vicina che chiama i carabinieri.

Quasi contemporaneamente il figlio ventenne della vittima rientra in casa e si trova a tu per tu con il presunto stupratore della madre. Segue la zuffa di cui si è detto all’inizio, mentre anche il figlio della vicina prova a bloccare l’immigrato. I due poi lo riconosceranno nelle foto segnaletiche dei carabinieri. E l’inizio della fine. In poche ore arrivano le manette.