CLAUDIO REPEK
Cronaca

Vasco, il comunista manager: "A vent’anni parlai a Mosca oggi la politica non ha ideali"

Giannotti tra i ricordi al congresso della gioventù in Unione Sovietica alla nuova vita con il Forum Risk: "Manca una visione che dia speranza".

Vasco Giannotti all’ultimo Forum Risk con il ministro della Salute Orazio Schillaci

Vasco Giannotti all’ultimo Forum Risk con il ministro della Salute Orazio Schillaci

La fantasia è potente ma quel ragazzo di vent’anni che a Mosca, nel 1962, interveniva al congresso mondiale della gioventù comunista non avrebbe mai immaginato che mezzo secolo dopo sarebbe stato un imprenditore in giacca e cravatta. In quella fredda giornata nella grande Unione Sovietica, Vasco Giannotti si sentiva un rivoluzionario di professione. Un funzionario di partito, dirigente nazionale della Fgci, un giovane a disposizione delle mitiche sorti del socialismo. Da quel giorno un lungo cammino con soste a Botteghe Oscure e a Montecitorio, passando per Catania e la Puglia, non dimenticando mai Arezzo. "Nel 2002, il mio ultimo anno di tre legislature alla Camera, era un po’ stanco per continuare ma non troppo stanco per andare in pensione. Nei miei anni alla Camera mi ero occupato soprattutto di sanità, contestando la controriforma di De Lorenzo e condividendo la successiva riforma Bindi. Avevo acquisito competenze grazie al dialogo con il mondo della sanità italiana. Un tema che mi aveva colpito e che allora era una novità in Italia ma una pratica già diffusa in Inghilterra e negli Usa, era il rischio in sanità". La curiosità e l’impossibilità di rimanere fermo, spingono Vasco Giannotti a creare la Gutenberg, la prima società italiana a lavorare sui rischi in sanità. Da essa nasce il Forum Risk, la maggiore manifestazione italiana del settore giunta alla ventesima edizione. Un successo che Giannotti condivide con la moglie Giorgia Artiano: "A lei il merito di aver trasformato un’idea in un progetto imprenditoriale di successo". Ammette che la testa di un politico si può aggiustare ma non cambiare: "Ho sempre interpretato questa attività come uno strumento destinato anche a far crescere Arezzo. Ogni edizione porta in città dai 10mila ai 15mila operatori. Ogni anno miglioriamo e cerchiamo di fare di più. Non nascondo che una maggiore collaborazione a livello locale potrebbe portare ulteriori benefici non tanto al Forum Risk ma soprattutto ad Arezzo". La continuità tra la politica e questo tipo di impresa è in parte evidente. "Ammetto che fare questo lavoro mi ha aiutato a non sentire la fine della mia lunga stagione politica. Giorgia si è occupata di tutte le questioni organizzative, lasciando a me il compito di fare quello che mi riesce meglio: progettare, cercare collaborazioni, motivare tutti ad andare sulla stessa strada". Si è ritagliato una zona di comfort dalla quale osservare la politica evitando un intervento diretto. "La mia storia e la mia cultura non possono vedere questa attività depauperata di un elemento fondamentale quale la visione sostenuta dagli ideali. Quando ero giovane, l’ideologia era tutto o quasi. Adesso è la gestione del potere ad essere tutto o quasi. Forse è necessaria una riflessione perché una via intermedia andrebbe individuata. La politica sta progressivamente rinunciando alla sua essenza che è leggere la società, immaginarne lo sviluppo, dare una speranza a tutte le persone. E per contrastare questa deriva bisogna affermare i valori dello studio, del confronto e della tolleranza". Affermando il valore del dubbio: "A 83 anni continuo a non avere certezze e ad ascoltare più che a parlare, ad esempio anche su una questione fondamentale e complessa come la pace. So e capisco che la politica ha bisogno di concretezza, ma senza ideali il punto di arrivo ha un solo nome: Trump".