GAIA PAPI
Cronaca

Una stanza per l’addio: "Qui accanto alle cure ho trovato l’umanità"

Le lettera di suor Angela al primario di Pneumologia del San Donato. La gratitudine per l’accoglienza della consorella nella Human Room.

L’équipe di pneumologia del dottor Scala che lavora nella Human Care Room

L’équipe di pneumologia del dottor Scala che lavora nella Human Care Room

Ci sono luoghi in ospedale dove la sofferenza viene curata con farmaci, ossigeno, presidi e tecnologie. E poi ci sono stanze dove, accanto a tutto questo, si respira qualcosa di diverso: attenzione, ascolto, delicatezza. È il caso della Human Room dell’Utip (unità di terapia intensiva pneumologica) del San Donato, una stanza inaugurata lo scorso inverno e pensata per accogliere i pazienti in fase terminale, offrendo loro – e ai familiari – uno spazio separato e intimo in cui poter vivere, insieme, gli ultimi momenti. A raccontare l’importanza di questa realtà è il direttore dell’unità operativa di pneumologia e Utip, Raffaele Scala, che ha voluto sottolineare il significato di questo progetto. "Non è una struttura esterna, non è un ospite nel nostro reparto ma è parte integrante dell’unità di cure palliative respiratorie. Accoglie persone che, pur avendo ancora bisogno di un supporto respiratorio avanzato, necessitano più che mai di terapia umana. Un accompagnamento al fine vita fatto anche di presenza, calore, prossimità". L’ambiente, curato e pensato con attenzione, è arredato in modo da ricordare una casa: colori tenui, fiori, divano, una poltrona, un microonde, un letto anche per i familiari. Ma soprattutto, accesso continuo e non vincolato da orari, per permettere ai familiari di di restare vicino a chi si ama. "Non ci interessano le classifiche – ha aggiunto il primario – ma è un progetto che ha attirato l’attenzione anche a livello regionale. È un piccolo fiore all’occhiello, che racconta cosa significa prendersi cura, oltre che curare". A rendere ancora più evidente il valore di questa iniziativa è una lettera piena di gratitudine e umanità, firmata da suor Angela, priora delle monache Carmelitane Scalze di Arezzo, che ha accompagnato una consorella, suor Maria Emanuela, nel suo ultimo tratto di vita proprio all’interno dell’Utip. Un testo che ha commosso l’intero reparto, e che la religiosa ha voluto rendere pubblico "per ringraziare il dottor Scala e il suo staff, e per testimoniare che un’altra sanità è possibile". "Già dalla prima telefonata del medico che mi informava del trasferimento della consorella – scrive Suor Angela – ho percepito la qualità umana e professionale del team. Gentilezza, ascolto, disponibilità. Questo tratto, unito alla professionalità, fa la differenza". Suor Angela racconta di infermieri attenti a ogni minimo gesto, capaci di rispondere anche a bisogni non espressi, di porgere una sedia, un bicchier d’acqua, un sorriso. Ma è nella Human Room che ha vissuto l’esperienza più toccante. "La nostra consorella è stata trasferita in una stanza arredata con cura, con un divano, un lettino, delle composizioni floreali. Un luogo dove abbiamo potuto pregare, cantare, scherzare, accompagnandola nell’ultimo tratto di vita. La morte, pur vissuta in ospedale, è stata un’esperienza umanissima e rispettosa della sacralità della persona". "E’ un reparto in cui "l’ospedalizzazione" riguarda solo il trattamento tecnico-terapeutico del malato, mentre tutto il resto è per così dire "umanizzato". Non ho altro termine per esprimere quell’atmosfera familiare voluta e ottenuta dal dottor Scala". Il racconto si chiude con parole di gratitudine: "Ogni gesto, ogni sorriso, ogni attenzione ha reso questo tempo meno doloroso e più umano. Il dottor Scala e il suo staff hanno fatto della cura una vera missione. A tutti voi, con stima e riconoscenza: grazie".