"Ulisse e la Zanzara" in scena alla Palomar di San Giovanni

Agostino, dipendente di una multinazionale, è alla ricerca del significato della propria esistenza. Oggi alle 17 al Sarà Palomar di San Giovanni Valdarno, la rappresentazione teatrale di "Ulisse e la Zanzara" di A.G. Tedesco offre una riflessione sull'essere umano e sulla ricchezza dell'umano e del divino.

Sarà Palomar, la Casa della cultura di San Giovanni Valdarno, ad accogliere, oggi alle 17 la rappresentazione del dramma "Ulisse e la Zanzara", versione teatrale dell’omonima opera scritta da Alessandro Giuseppe Tedesco. Lo spettacolo, per la regia di Manola Rosadini, è organizzato dal Comune di San Giovanni e dall’associazione culturale Paro Paro ed è messo in scena dal gruppo Prestavoce. Il protagonista del dramma in tre atti è Agostino, dipendente di una multinazionale, un uomo alla ricerca del significato della propria esistenza. Egli, da un po’ di tempo, si esprime con un linguaggio poetico e musicale, e questo atteggiamento crea negli altri dipendenti sconcerto ed estasi, dubbi e domande. Sarà chiamato dalla dirigenza a rispondere al perché non si conformi e non riesca a omologarsi come tutti gli altri dipendenti. Egli mostrerà un’anima combattuta tra la paura di usare questo suo talento per essere migliore dei suoi superiori, ma allo stesso tempo occuparne il posto arrogandosi il diritto di costruire un mondo diverso, o lasciarsi andare alla pusillanimità del vivere. Il terzo atto indicherà ad Agostino una nuova via: lasciare il posto alla "Poesia". "Le opere di Alessandro Giuseppe Tedesco – commentano il vice sindaco Paola Romei e l’assessore alla cultura Fabio Franchi – medico, psicologo clinico e psicoterapeuta, ci invitano, con una scrittura poeticissima e con ampio ricorso all’allegoria, ad una riflessione profonda su noi stessi, e ci stimolano a ritrovare la nostra autentica dimensione interiore, a riscoprire il senso e il vero significato di essere uomini, in connessione con l’altro e con la dimensione trascendente. Riflessioni, stimoli e, se vogliamo, anche provocazioni, quanto mai opportune e irrinunciabili in questo presente di profondo spaesamento individuale e collettivo che viviamo; in questo mondo di oggi, complesso e difficile, che ci porta a inseguire beni effimeri e a perdere di vista la ricchezza dell’umano e, per il credente, del divino".