MASSIMO PUCCI
Cronaca

Ucciso in ospedale, il giorno della difesa

"Non si può chiudere a chiave un reparto di psichiatria", dicono i testimoni. Davanti al giudice anche l’ex direttore Asl Desideri. .

di Massimo Pucci

"La porta dei reparti di psichiatria non si chiude a chiave".

E’ stata questa la dichiarazione di uno dei testimoni, chiamati ieri a deporre al processo per la morte di Sergio Botti, l’anziano di Castiglion Fiorentino deceduto a causa delle violenze infertegli da Alessandro Lorenzi.

Entrambi erano ricoverati all’ospedale della Fratta, la vittima in medicina, l’omicida in psichiatria.

Era il 9 luglio del 2014 quando Lorenzi irruppe nella stanza del povero Botti e gli saltò addosso provocandogli ferite letali. Ieri di fronte al magistrato Cascone sono sfilati i testi della difesa, la discussione finale del processo è fissata per il 23 luglio.

"Il piano regionale sanitario – ha detto Enrico Desideri, uno dei 20 testi uditi, al tempo dg della Asl – prevedeva di non poter chiudere a chiave le porte dei reparti di psichiatria, in piena coerenza con lo spirito della Legge Basaglia al fine di evitare lo stigma sociale, il contenimento dei pazienti può essere fatto solo in via farmacologica". L’ex direttore generale della Asl aveva contribuito alla stesura del piano sanitario 20122015 e gli aveva dato applicazione in veste di dirigente principale dell’azienda sanitaria aretina. Una linea che di fatto alleggerisce la posizione di Rosa Lamantia, al tempo capo del presidio, della psichiatra Paola Bevilacqua e del primario Roberto Borghesi, assistito dall’avvocato Luca Fanfani, mentre il legale di parte civile è Donata Pasquini. Tuttavia, come hanno ricordato nella precedente udienza gli infermieri di turno Beri e Vinerba, in caso di Tso la modalità condivisa prevedeva la possibilità di dare un giro di chiave, ma Lorenzi era ricoverato volontariamente dopo una violenta aggressione al padre.

"Il reparto era ben presidiato con due infermieri per un paziente – ha dichiarato un altro teste – quando nella Psichiatria di Arezzo quella stessa notte a pari numero di infermieri c’erano sei ricoverati". Di certo però, dopo la triste vicenda, il reparto di Psichiatria della Fratta non venne più utilizzato.

Si annuncia un esito quanto mai incerto e non per la rappresentazione dei fatti, quanto per il rispetto e l’applicazione del quadro normativo, sulla materia non c’è una giurisprudenza assodata.

Uno storia doppiamente tragica, perché dopo la morte di Botti, anche Lorenzi morirà suicida per i rimorsi nel 2018.