GAIA PAPI
Cronaca

Sgominata la banda dei furti all’oro. Quattro arresti nel blitz in Romania

L’operazione congiunta di carabinieri e polizia denominata "Lancia d’Argento" che ha portato alla cattura. La procura contesta 400mila euro di bottino. A novembre le prime misure cautelari, adesso lo scacco matto. .

La conferenza stampa di ieri di carabinieri e polizia

La conferenza stampa di ieri di carabinieri e polizia

A novembre erano scattati i primi arresti. Oggi, con un’operazione che ha oltrepassato i confini nazionali per arrivare fino in Romania, Polizia di Stato e Carabinieri hanno chiuso il cerchio intorno alla banda responsabile di una lunga serie di furti ai danni delle aziende orafe della provincia di Arezzo. Otto i colpi complessivamente contestati, in altrettante ditte tra il capoluogo e Civitella in Val di Chiana. Un intero distretto, il più grande d’Europa, messo sotto scacco per un anno da una banda che oggi si scopre essere composta da otto romeni.

Con il nome in codice "Lancia d’Argento", in riferimento al metallo più ambito dai ladri, l’indagine ha portato all’arresto di quattro nuovi componenti della banda nella giornata del 24 aprile in Romania. Uno è ancora ricercato, due sono indagati. Un componente era già finito in manette nel novembre scorso, dopo un furto da 200.000 euro alla ditta Fullove di Laterina, dove vennero rubati 1,4 chili di oro, 50 di argento e 10 di ottone. Il gruppo criminale, formato da cittadini romeni, operava con una struttura modulare, ben organizzata e con ruoli intercambiabili. A illustrarne le dinamiche sono stati Davide Comito, dirigente della Squadra Mobile di Arezzo, e Silvia Gobbini, comandante della Compagnia Carabinieri di Arezzo, che hanno spiegato come la banda avesse raggiunto un bottino stimato attorno ai 400.000 euro, agendo con precisione militare e utilizzando veicoli e basi d’appoggio in Toscana, tra cui una centrale logistica in provincia di Pistoia. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Arezzo e condotte sul campo dal Nucleo Radiomobile della Compagnia di Arezzo, dalla Squadra Mobile della Questura e dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Due alla New Chains di Tegoleto, uno a luglio e uno a ottobre; tre alla Taitù di via Ramelli ad Arezzo, due ad agosto e uno a ottobre; due alla Jojer Preziosi di Tegoleto a ottobre e infine quello dello scorso 30 novembre alla Fullove di Laterina-Pergine.

Proprio dal colpo alla Fullove sono partite le indagini. Il giorno dopo l’assalto erano stati trovati due componenti della banda, uno al bar della zona in cerca di un telefono, e l’altro alla guida di un’auto, con ogni probabilità in cerca del primo. Entrambi finirono in manette, solo l’autista è rimasto in galera; l’altro, per il ricorso degli avvocati, è uscito e tornato in Romania. Ma proprio a bordo di quell’auto gli investigatori trovarono dei telefoni attraverso i quali risalirono ai tabulati. L’inchiesta che ne è seguita è stata costruita con metodi d’indagine classici, ma rigorosi: sopralluoghi, sequestri di indumenti e attrezzi da scasso, l’analisi delle immagini di videosorveglianza delle ditte colpite, lo studio dei dati ricavati dai varchi elettronici e il monitoraggio del traffico telefonico. Tutti elementi che hanno permesso di collegare la banda a otto episodi di furto.

Sulla base delle prove raccolte, la Procura ha chiesto al Gip del Tribunale di Arezzo l’emissione di sei misure di custodia cautelare, una delle quali per un indagato già detenuto. Una volta constatata la fuga all’estero di cinque dei destinatari, le ricerche si sono spostate sul piano internazionale. È stato quindi attivato un Mandato di Arresto Europeo (MAE) e coinvolta Eurojust, l’agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria, che ha facilitato la comunicazione tra la Procura aretina e le autorità rumene. Il 24 aprile, in Romania, la Polizia locale — sotto il coordinamento della Procura di Galati — ha arrestato quattro indagati, in un blitz condotto insieme a investigatori italiani arrivati appositamente sul posto, affiancati dallo Scip (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) e dall’Esperto per la Sicurezza dell’Ambasciata d’Italia a Bucarest. Nel corso dell’operazione sono state effettuate anche perquisizioni domiciliari, da cui sono emersi nuovi elementi utili alle indagini. A margine della conferenza stampa, Comito ha voluto dedicare l’operazione a Massimiliano Meoni, sovrintendente della Polizia di Stato in servizio alla Questura di Arezzo, scomparso prematuramente: "Ha giocato un ruolo fondamentale nelle indagini, ma il destino non gli ha permesso di vederle concluse".