GAIA PAPI
Cronaca

Uccise la moglie malata al Giotto. Sacchi chiede di andare in Casa Pia. Attesa per il via libera del giudice

Lo storico istituto cittadino si è detto disponibile ad accogliere l’ottantenne arrestato nella notte del 21 giugno. La misura potrebbe essere concessa per l’età avanzata e per le condizioni di fragilità: la casa è sotto sequestro.

Uccise la moglie malata al Giotto. Sacchi chiede di andare in Casa Pia. Attesa per il via libera del giudice

Alessandro Sacchi potrebbe scontare gli arresti domiciliari nella casa Pia Fossombroni. Lo storico istituto cittadino si è detto disponibile ad accogliere l’80enne arrestato nella notte del 21 giugno in viale Giotto dopo aver sparato alla moglie Serenella Mugnai di 73 anni, da tempo malata di Alzheimer. Gli avvocati, Piero Melani Graverini e Stefano Sacchi, hanno presentato istanza di scarcerazione per l’anziano, per cercare di garantirgli una misura cautelare meno afflittiva. I domiciliari in una struttura diversa dal carcere dove si trova al momento, nonostante l’uomo abbia sempre assicurato di essere trattato con estrema gentilezza e riguardo.

Misura che potrebbe essere concessa per l’età avanzata e per le condizioni di fragilità. Gli avvocati si erano da subito mossi in questa direzione. "Stiamo valutando alcune Rsa dove Sacchi possa essere accolto e dove scontare i domiciliari, la sua casa continua ad essere sotto sequestro. Una struttura dove possa trascorrere i suoi ultimi anni in serenità, ma sotto un occhio attento per scongiurare l’eventualità di un gesto estremo" – aveva spiegato l’avvocato Melani Graverini. Ora si attende la risposta del tribunale.

"Volevo solo spaventarla". Aveva raccontato Sacchi nell’interrogatorio in carcere davanti al Pm Marco Dioni e al giudice Stefano Cascone. Nell’interrogatorio l’uomo, pur con dei comprensibili vuoti di memoria, aveva ricordato con una certa lucidità che quella sera la moglie non voleva andare a dormire. "Era mezzanotte, io ero sfinito" aveva detto davanti al pubblico ministero.

Un diverbio tra marito e moglie, forse l’ennesimo, in una vita diventata difficilissima a seguito della malattia, una forma grave di Alzheimer che da anni si era impossessata dell’amata moglie Serenella Mugnai. Quella sera di fronte al rifiuto della donna, che la malattia negli ultimi tempi aveva reso particolarmente irascibile, Sacchi ha preso una vecchia pistola di proprietà del padre che conservava nel cassetto di una scrivania, l’ha impugnata, è tornato in cucina e ha sparato. Un solo colpo, fatale per la donna. "Poi si è seduto su una sedia, voleva chiamare i soccorsi ma era confuso e non ricordava i numeri" aveva raccontato l’avvocato Piero Melani Graverini. Così è sceso al piano di sotto e ha bussato ai vicini, amici di Serenella, e ha chiesto loro aiuto.

All’arrivo degli agenti della Squadra mobile, Sacchi era abbracciato alla moglie ormai senza vita, era rimasto seduto accanto a lei dopo averla uccisa. "Non ce la facevo più" avrebbe ripetuto più volte. Per lui, da quella sera, si sono aperte le porte del carcere di San Benedetto: è accusato di omicidio volontario aggravato dal rapporto coniugale.