
di Gaia Papi
Aveva ucciso la mamma soffocandola con un cuscino, ieri Manuele Andreini è stato scarcerato per "un vizio totale di mente". Quella notte, tra il 13 e il 14 ottobre, sarebbe stato in preda ad un delirio violento scatenato dal disturbo schizoaffettivo, malattia di cui soffre secondo il dottor Massimo Marchi, a cui il Gip aveva affidato una perizia psichiatrica.
Andreini, operaio di 47 anni, verrà affidato ad una struttura residenziale psichiatrica di secondo livello (Srp2), una casa di cura, dove starà in regime di libertà vigilata. Niente residenza per le misure di sicurezza, la Rems, come aveva chiesto l’avvocato Francesco Maria Vanni Gusmano, che da subito volle un accertamento sulle capacità di intendere e di volere del suo assistito, che in passato è stato più volte sottoposto a cure specifiche.
Richiesta che venne accettata dal pm Francesca Eva.
Andreini da oggi vivrà in un luogo di cura dove, in libertà vigilata, seguirà il percorso terapeutico e riabilitativo opportuno. L’uomo ha quindi lasciato la sezione sanitaria di Sollicciano, in cui si trovava dal giorno dell’omicidio, per raggiungere la struttura psichiatrica di Abbadia San Salvatore "I Prati".
"Il soggetto è malato, ha un vizio totale di mente che produce allucinazioni e anche comportamenti violenti", anche gli altri esperti delle parti sono d’accordo.
Quella notte, dopo essere entrato nella camera da letto della madre e averle stretto un cuscino sul volto fino a soffocarla, Andreini chiamò la polizia. Era l’1.15 e alla centrale disse: " Venite ho ucciso mia mamma". Si chiamava Assunta Andreini aveva 85 anni e viveva nella bifamiliare tra le campagne di Calbenzano, nel comune di Subbiano, insieme al figlio. Nelle ore seguenti al tragico gesto Andreini non è mai riuscito a spiegare il motivo che lo ha spinto a compiere quell’efferatezza, se non parlando di forze a lui estranee. "Si sente perseguitato, anche il folle gesto di uccidere l’anziana mamma troverebbe spiegazione in questo, in una patologia" ha spiegato il suo avvocato. Arrestato per omicidio volontario aggravato, fino ad ora nel carcere fiorentino di Sollicciano, l’uomo dunque è stato giudicato non in grado di sostenere un processo, e quindi non imputabile. Non può quindi essere processato alla stregua di un criminale. Il procedimento a suo carico terminerà con le determinazioni per la cura e il controllo della persona, ritenuta potenzialmente pericolosa.