
Le restauratrici alla mostra di Londra
"Entro la prima settimana di luglio avremo il nostro Polittico di nuovo nella sua casa, la Pieve". Lo dice con l’orgoglio di chi sa di custodire un tesoro unico, un capolavoro d’arte apprezzato in tutto il mondo. Al punto che il Metropolitan Museum e la National Gallery, gli hanno fatto la corte a lungo prima di ottenere il sì definitivo dal vescovo Andrrea Migliavacca e portare a termine l’operazione che per quasi un anno ha portato il capolavoro di Lorenzetti nelle sale del Met a New York e adesso in quelle del prestigioso museo di Londra. Sempre incassando record di visitatori e commenti entusiasti dei media e della critica. A New York, il Polittico aveva un posto in prima fila nella grande rassegna internazionale dedicata alla pitture del Trecento senese e pure a Londra è tra le opere più ammirate. Nella City resterà esposto fino al 22 giugno, ultimo giorno della esposizione che segna un altro successo, tutto aretino. Poi il capolavoro sarà sottoposto a tutte le cure del caso, prima di essere smontato e riposto nelle apposite casse, predisposte per affrontare ik viaggio in Italia. "Nei primi giorni di luglio riavremo il nostro Polittico e sarà un momento di condivisione con la città, un momento lieto di festa", aggiunge don Alvaro. E per celebrare il ritorno dell’opera nella chiesa più amata dagli aretini, è allo studio una migliore valorizzazione dell’opera all’interno della Pieve, in modo che "possa essere ammirata al meglio questa straordinaria opera che ha riscosso grande successo nel mondo e che forse, gli aretini devono ancora riscoprire".
Un’opera tornata all’antico splendore grazie al lungo e meticoloso intervento delle restauratrici del gruppo Ricerca, Marzia Benini, Paola Baldetti e Isabella Droandi (purtoppo scomparsa recentemente) concluso nel 2020. Si tratta di una tempera su tavola con fondo oro che rappresenta la "Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione e Assunzione" realizzato da Pietro Lorenzetti tra il 1320 e il 1324 su commissione dell’allora Vescovo di Arezzo Guido Tarlati. Non solo, il dipinto fu citato proprio per la sua unicità anche da Giorgio Vasari nelle Vite.
LuBi