Templi, tesori personaggi: tour con la Brigata

L’ultimo bollettino è un viaggio nella storia aretina. Dal Petrone agli Etruschi, da Guido Monaco all’arte

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E’ come un paniere dal quale, direbbe Kipling, pescare cose vecchie e cose nuove. E dove quelle vecchie ritrovano nuova luce. E’ l’ultimo bollettino della Brigata Amici dei Monumenti, l’associazione presieduta dal nostro Claudio Santori. E che mai come stavolta è un viaggio avvincente nella storia e nelle curiosità aretine, A tutto campo.

Passa dalla ricostruzione del Petrone, la colonna infame di piazza Grande, al di là delle condizioni statiche non sempre brillantissime. Si spinge, e per voce della direttrice Maria Gatto, tra le specie di piante presenti al Museo Archeologico, davvero un pozzo senza fine di sorprese. Riparte dal tempietto del Prato, quello che troneggia in viale Buozzi, e dal quale si gode la veduta unica del Corso in tutta la sua lunghezza. Chi mai si è chiesto quale ne fosse la storia? Gli specialisti, certo: ma ora è lì, a disposizione di tutti. E ancora l’arte di maneggiare le insegne, comprese le bandiere che ci hanno resi famosi in tutto il mondo grazie agli sbandieratori. Una puntatina sugli Etruschi, che non ci sta mai male: addirittura collegati al mito di Alessandro Magno e affidati alla penna di Paolo Giulierini, il direttore del museo archeologico di Napoli. E ancora ecco un tour sulle tracce di Guido D’Arezzo, il monaco delle sette note: in particolare in Casentino ma comunque ricostruendone i passaggi ne suoi movimenti da Pomposa alla città. Non vi basta? Incontentabili.

Ma ancora c’è pane per i denti di tutti. Le origini della cisterna romana del Prato, un serbatoio preziosissimo per tutta la città. L’esplorazione dell’archivio diocesano, dalle carte preziosissime quanto sconosciute ai più. E del portale dell’ex oratorio della Santissima Annunziata non ne vogliamo parlare? Eppure è lì, e il suo restauro canta come un usignolo e si racconta. C’è spazio perfino per scoprire le pratiche divinatorie nell’aretino o per ammirare una passerella della "terraglia tra Sette e Ottocento", che poi a dispetto del nome inanella reperti preziosissimi. Insomma sfogli un bollettino che in realtà è un libro ma in realtà sfogli la storia. Manca solo la parola fine: beh, quella deve ancora essere scritta.