FILIPPO BONI
Cronaca

Stragi naziste. Arriva il primo indennizzo: "Ora giustizia per tutti"

Arezzo, dallo Stato italiano 800mila euro agli eredi di un trucidato nel 1944. I parenti non si sono mai rassegnati, l’iter per il risarcimento durato 15 anni.

Arezzo, dallo Stato italiano 800mila euro agli eredi di un trucidato nel 1944. I parenti non si sono mai rassegnati, l’iter per il risarcimento durato 15 anni.

Arezzo, dallo Stato italiano 800mila euro agli eredi di un trucidato nel 1944. I parenti non si sono mai rassegnati, l’iter per il risarcimento durato 15 anni.

C’è una luce nuova nei suoi occhi che parla di giustizia. "Non sono emozionato, sono commosso. Profondamente commosso. È un giorno storico per la mia famiglia ma quello che mi auguro è che questo sia solo un primo, grande passo per tutte le famiglie delle vittime delle stragi nazifasciste che si consumarono in Toscana e in Italia durante la Seconda guerra mondiale e che sono in attesa di un risarcimento come lo era la mia fino a pochi giorni fa".

Ha la voce increspata e la consapevolezza piena del momento che sta vivendo l’avvocato Roberto Alboni. La macchina della giustizia civile si è mossa. Ed il passo è pesante e simbolico, anche se è lieve perché solo il primo, verso i familiari delle vittime delle stragi nazifasciste italiane che hanno fatto richiesta entro la scadenza prevista e che ora attendono un risarcimento dal fondo istituito sulla base del decreto 36 del 2022 voluto dal Governo Draghi. Dopo una lunghissima attesa, segnata da battute d’arresto e ostacoli di ogni sorta, qualche giorno fa il ministero dell’Economia e delle finanze ha accreditato un indennizzo di 800mila euro in favore dei discendenti di Metello Ricciarini, trucidato insieme ad altri 243 cittadini inermi nella strage nazifascista di Civitella in Val di Chiana, di Cornia e di San Pancrazio di Bucine, in provincia di Arezzo, il 29 giugno 1944. Lì dove lo scorso 25 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato in visita ufficiale in occasione dell’ottantesimo anniversario dei massacri.

Metello era uno scalpellino ed ebbe più figlie. Tra loro, la più piccola venne al mondo proprio un mese dopo l’assassinio del padre e prese il suo nome, Metella. È stato merito del figlio di Metella, l’avvocato Roberto Alboni, nipote della vittima, se il procedimento legale si è innescato con un iter lunghissimo, da lui stesso avviato quindici anni fa. L’indennizzo, infatti, è il coronamento di un’azione legale lunga decenni condotta da Alboni ed è il frutto di una sentenza penale definitiva emessa dalla Cassazione nel 2008, dopo condanne in primo e in secondo grado pronunciate nel 2006 e nel 2007 dal Tribunale Militare de La Spezia guidato dal procuratore Marco De Paolis.

Per oltre 15 anni la sentenza passata in giudicato è rimasta ineseguita. Adesso, finalmente, la svolta. E Alboni oggi è profondamente colpito insieme a tutta la sua famiglia. "La mia prima iniziativa in tal senso risale ai primi mesi del 2005 e, nel tempo – ha scritto in una nota –, ha incontrato enormi ostacoli, poiché soggetti di varia natura, anche politica ed istituzionale, hanno manifestato a più riprese il proprio dissenso rispetto al coinvolgimento dello Stato tedesco nei processi avviati nei confronti dei militari nazisti. Devo ringraziare i giudici che, nei tre gradi di giudizio, si sono occupati della vicenda in maniera illuminata. Vivo, però, questo risultato come un ulteriore punto di partenza affinché vengano riconosciuti i diritti di tutte le vittime di tutte le stragi nazifasciste. Confido che lo Stato italiano, a tutti i livelli, operi per giungere ad una definizione di tutte le richieste in corso e che la materia non costituisca terreno per contrapposizioni di tipo politico. Mi rammarico, infine, della costante, totale assenza dello Stato tedesco rispetto alle pretese risarcitorie delle vittime delle stragi". Perché a fronte di 5.607 episodi di violenza nel periodo 1943-1945, che hanno portato all’uccisione di 23.669 persone innocenti (1.521 delle quali avevano meno di 16 anni), le cause civili avviate contro la Germania sono 1.350 in Italia.

I familiari delle vittime restano in attesa, da ieri con una speranza in più: che questa sentenza sia davvero la prima di una serie e che brilli di una nuova luce che parla di vera giustizia. La stessa che ieri illuminava gli occhi di Roberto Alboni.