MARCO BROGI
Cronaca

Squillo cinesi a Saione nella casa a luci rosse

Smantellata una rete di abitazioni per appuntamenti, una era in via Curtatone ma era già chiusa, con l’appartamento riaffittato ad altri

di Marco Brogi

Scoperte sette case di appuntamenti in altrettante zone della Toscana, tra cui Arezzo, in piena zona di Saione, dove agivano ragazze squillo cinesi, legate a un sodalizio criminale che aveva a Poggibonsi la sua centrale. Proprio dalla città in provincia di Siena è partita l’operazione di polizia e municipale: i vicini di casa a un certo punto, stufi di tutto quel via vai di uomini e di andare ad aprire la porta a clienti che spesso suonavano il campanello sbagliato, hanno avvertito il comando della polizia municipale.

Dopo oltre un anno di indagini gli agenti hanno arrestato i due cinesi che dirigevano il traffico di squillo: lei 37 anni, considerata a capo di tutto; lui 45 anni. Dovranno rispondere di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento della permanenza in clandestinità, falso materiale e sostituzione di persona.

Dalle indagini, assai complicate per l’abilità degli arrestati di ricorrere a nomi falsi o a prestanome nei contratti di locazione o nei conti correnti, è emerso che i due avevano in gestione una casa squillo a Poggibonsi, una a Siena, una terza ad Arezzo (in via Curtatone, ma nel frattempo l’appartamento è stato riaffittato ad altri), le altre a Lastra a Signa, Poggio a Caiano e due a Empoli. Case di appuntamenti dove lavorava una ragazza alla volta. Prima della pandemia gli affari andavano molto meglio e c’erano almeno un paio di ragazze in ogni appartamento, poi la crisi ha colpito anche il mondo della prostituzione e l’offerta si è dimezzata.

Le ragazze viaggiavano alla media di 6,7 clienti al giorno con tariffe che andavano, a seconda del tipo di prestazione, dai 50 ai 100 euro. Delle sette prostitute identificate, sei sono risultate irregolari e saranno espulse.

A far scattare le indagini sono stati alcuni abitanti del Bernino, il rione di Poggibonsi dove era in funzione la casa a luci rosse. Non è stato difficile per la polizia municipale accertare cosa succedeva, più arduo è stato risalire a chi muoveva i fili. Da qui le difficoltà delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore presso il Tribunale di Siena, Silvia Benetti, e condotte dai responsabili dell’Ufficio Falso documentale e della polizia giudiziaria del comando dei vigili urbani di Poggibonsi.

Nel corso di una serie di perquisizioni sono stati recuperati e sequestrati una decina tra telefoni cellulari e tablet, un’ingente somma di denaro, una cinquantina tra passaporti e tessere sanitarie, contratti di locazione stipulati nel tempo dai due indagati e relativi alle abitazioni a luci rosse, quaderni con gli orari degli appuntamenti hard, numerose scatole di preservativi. Nella fase esecutiva delle misure cautelari, la polizia di Stato, e in particolare i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Siena e del commissariato di Poggibonsi, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Firenze, Prato ed Arezzo, hanno fornito un contributo fondamentale, unitamente alla polizia municipale, per l’esito positivo dell’operazione.