
Simona Rosato
Arezzo, 9 ottobre 2014 -Si chiude con il successo della Richline, colosso dell’oro controllato dal gruppo del magnate Warren Buffett, il contenzioso che la opponeva all’imprenditrice aretina Simona Rosato. A lei non spetta alcun risarcimento, ha stabilito il giudice del lavoro Ilaria Benincasa. La storia inizia nel 2011 quando Richline vara il progetto di organizzare un polo produttivo su Arezzo. I contatti portano al gruppo Rosato e l’intenzione di Richline è inizialmente acquisire tutti gli asset: la 7Ar, la Rosato gioielli allora in concordato, la Rosato srl. Viene attivata nei primi mesi la cosiddetta attività di due diligence che si affianca però a un vero e proprio accordo di commercializzazione, in base al quale è Richline che fornisce l’oro a Rosato. Tra le condizioni, in caso di acquisto definitivo, anche la garanzia che Simona Rosato resti in azienda con un contratto quadriennale a 300 mila euro annui. Ma a due diligence conclusa, Richline si ritira, il gruppo aretino non interessa più e sfuma dunque l’acquisizione. Rosato fa causa. In questi mesi, sostiene, ho svolto in azieda un lavoro di dirgente anche per conto di Richline. Chiede quindi il compenso contrattualizzato per complessivi 1,2 milioni più un risarcimento per illegittimo licenziamento, fino a sfiorare la somma di due milioni. Si oppone la Richline: l’attività, sostengono i suoi legali (Osvaldo Fratini e Stefano Tenti), è stata svolta da Simona Rosato quale amministratrice della Rosato srl. Ieri la discussione e la sentenza del giudice del lavoro.