FEDERICO DASCOLI
Cronaca

L’Arno di Dante, fiume all’Inferno. Le dighe ultimo baluardo all’aridità

Lunghi tratti dal Falterona a San Giovanni sono ridotti a poco più di un rivolo. ‘Reggono’ i bacini Enel

Arezzo, 13 luglio 2022 - "Botoli trova poi, venendo giuso, ringhiosi più che non chiede lor possa, e da lor disdegnosa torce il muso". Nel canto XIV del Purgatorio, Dante fa a fette gli aretini, rendendo immortale la loro indole. Sono talmente intrattabili, i botoli ringhiosi, da indurre l’Arno a svoltare a gomito prima di incontrare la città. Sette secoli dopo la Commedia l’Arno sembra un torrente, in un’estate da girone infernale. Nasce dal Falterona e attraversa la provincia di Arezzo fino a San Giovanni per oltre 92 chilometri con lo stesso sdegno che gli attribuisce l’Alighieri: non incide sulla vita di chi ci abita. In città, come in gran parte della provincia, si beve dall’invaso di Montedoglio, sul Tevere. Solo il Valdarno più vicino a Firenze si disseta con l’acqua del fiume che attraversa la Toscana. Il bicchiere è me zzo vuoto: con oltre il 30% in meno di pioggia sulla media di giugno, in provincia di Arezzo, l’Arno è sotto osservazione. Da una decina d’anni ha caratteristiche sempre più torrentizie, si svuota d’estate e si riempie d’inverno. Nella stagione fredda fa la voce forte, attraversa i paesi, le terrazze dei bar si affacciano sull’acqua che scorre come un sottofondo e lava via la timidezza. Ora è silenzio e polvere: ci sono tratti in cui l’Arno aretino è poco più di un rivolo e si passeggia sull’alveo di ciottoli e ghiaia. Gli scarichi con maggiore impatto sulla qualità delle acque sono gli scarti della galvanica delle aziende orafe e le attività agricole e di allevamento in Valdichiana, tramite il canale maestro.

Se agosto e settembre fossero ancora avari di pioggia, si aprirebbero scenari d’emergenza. Le previsioni parlano di temperature record, c’è poco da essere allegri. Gode di buona salute almeno il bacino montano nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi: l’altitudine e il bosco che trattiene umidità garantiscono acqua anche in periodi come questo.

Oltre il Ponte Buriano, lo scenario della Gioconda, ci sono due dighe di Enel alla Penna e a Levane, nel cuore del Valdarno. Producono energia idroelettrica, anche se la prima è ferma per lavori. Da Enel fanno sapere che la portata massima è di 9 milioni di metri cubi ma in questo momento il livello si ferma a 7,5 milioni, con una diminuzione sulla media stagionale del 10%. Invasi fondamentali per la produzione di energia e anche oasi per uccelli acquatici, adesso a forte rischio insieme ai pesci. Le dighe garantiscono tutto l’anno il rilascio vitale di acqua verso Firenze e Pisa. Ma con un’estate senza pioggia il "fiumicel che nasce in Falterona" potrebbe finire all’Inferno di Dante.