Si fa uccidere per proteggere la figlia Brunetta dormiva lì per paura di lui

La settantenne aveva visto trasformarsi il genero e non voleva lasciarla sola

Si fa uccidere per proteggere la figlia  Brunetta dormiva lì per paura di lui

Si fa uccidere per proteggere la figlia Brunetta dormiva lì per paura di lui

Aveva intuito il pericolo. Brunetta Ridolfi non viveva solitamente in casa della figlia, Sara Ruschi, e del genero Jawad Hickam. Aveva la sua bella casa a Ceciliano, il marito, i suoi spazi: che a 73 anni ti bastano e ti avanzano, una delle chiavi di un’anzianità tranquilla. Ma lei tranquilla non lo era davvero.

Aveva intuito che qualcosa era cambiato. E non era solo intuizione. Perché già le cose avevano cominciato a degenerare. Almeno sulla base del racconto di alcuni vicini c’era stato un primo strappo da oltre un mese, lui fuori di casa, una sorta di separazione. Poi il menage aveva ripreso il suo corso. Ma forse soprattutto qui Brunetta aveva perso la sua tranquillità.

Ultimamente sempre più spesso capitava che si fermasse da oro. Non solo di giorno, quando era il punto di riferimento più importante per i nipoti, ma anche di notte. E così ha fatto in quella notte tra mercoledì e giovedì.

Forse immaginando che il rientro della figlia la sera dal lavoro, aiuto cuoca all’Hotel Park di Castiglion Fiorentino, potesse diventare il momento dell’attrito, dell’esplosione della tensione. Ed è così che alla fine è andata. Ed è proprio in quel momento che la violenza è scattata. E lei si è trovata nel mezzo. Tra la furia di lui e la figlia, presa nel mirino. Brunetta è stata la prima a cedere ai colpi di coltello. Forse perché colpita ad organi vitali, forse perché meno forte di Sara.

E’ morta quasi subito. Almeno da quanto filtra lo era già quando Jawad fa gli scalini a due a due per raggiungere la strada. Arrivano le ambulanze, i mezzi di soccorso: e hai l’impressione che ripartano pieni. Che la lotta per sopravvivere da Sara si estendesse anche a Brunetta. E invece no. Piano piano la notte della tragedia srotola le sue verità: la settantenne è in casa, il suo corpo è senza vita, mentre fervono i rilievi della polizia e in particolare della scientifica.

Ne uscirà solo la mattina dopo, quando al posto del buio sulla strada ci sarà la luce fatta del pieno giorno. Accompagnata sul carro funebre, parcheggiato sul marciapiede di via Varchi per completare il suo ruolo dolente. Per accompagnarla nelle sale mortuarie. Lontana dalla sua casa di Ceciliano e dal marito che la aspettava allarmato ogni volta che si fermava dalla figlia.

Alpi